Undici anni sono trascorsi da quel 19 agosto 2014, una data impressa a fuoco nella memoria di Gimigliano, piccolo borgo nel cuore dell’Ascoli Piceno, e nel cuore dell’Aeronautica Militare italiana.
La comunità si è ritrovata, come ogni anno, per commemorare i quattro piloti dell’Aeronautica scomparsi in un tragico scontro aereo tra due velivoli Tornado, durante un’esercitazione NATO.
Un evento che ha trasformato un’operazione simulata in una perdita incommensurabile.
I capitani Mariangela Valentini e Paolo Piero Franzese, a bordo del Freccia 21, e i capitani Giuseppe Palminteri e Alessandro Dotto, equipaggio del Freccia 11, hanno perso la vita in un istante, lasciando un vuoto incolmabile nelle loro famiglie e nell’intera nazione.
I velivoli, decollati dalla base di Ghedi (Brescia), si sono innescati in una dinamica fatale, una spirale di errori e circostanze avverse che ha sfociato nella tragedia.
La cerimonia, sobria e carica di emozione, ha visto la presenza delle famiglie, dei rappresentanti delle istituzioni e di numerosi militari.
Piera Valentini, madre di Mariangela, ha deposto un cesto di fiori, un gesto che racchiude undici anni di dolore e di lotta per la verità.
“L’emozione resta sempre viva, un tormento che non si placa”, ha dichiarato con la voce rotta dalla commozione.
Il processo, lungamente travagliato, ha contribuito a restituire dignità alla memoria della figlia, dissipando le accuse ingiuste che l’avevano colpita.
Un processo che, al di là delle responsabilità accertate, ha cercato di comprendere le ragioni di un errore sistemico, un fallimento che va oltre la singola persona.
Il generale Francesco Vestito, comandante del comando scuole dell’Aeronautica/3ª regione aerea, ha sottolineato l’importanza di preservare la memoria di questi eroi: “Siamo qui per rinsaldare il ricordo dei nostri colleghi e per offrire sostegno alle loro famiglie.
Il loro sacrificio è un monito, un simbolo dello spirito di servizio verso la nazione, un impegno costante nella difesa dei valori che ci appartengono.
”Il generale Marco Lant, comandante del comando forze da combattimento, ha aggiunto un pensiero carico di responsabilità: “Il nostro dovere è perpetuare l’onore e l’impegno di questi giovani.
Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a un sacrificio così profondo, un sacrificio che ci impone di riflettere e migliorare, di prevenire che simili tragedie si ripetano.
” La funzione religiosa nella chiesa dei Santi Quirico e Giulitta ha offerto un momento di riflessione spirituale e di conforto per le famiglie, un luogo di preghiera e di speranza, un tentativo di trovare un senso a una perdita così improvvisa e dolorosa.
L’eco del loro sacrificio continua a risuonare, invitando a un’analisi profonda delle procedure, della formazione e della cultura della sicurezza all’interno dell’Aeronautica, affinché il loro ricordo possa trasformarsi in un’eredità di miglioramento continuo e di prevenzione.
Il cielo, che un tempo rappresentava il regno della libertà e dell’audacia, è diventato un simbolo di fragilità umana e di responsabilità collettiva.