martedì 26 Agosto 2025
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Ussita, 10 anni dopo: un grido di angoscia per la ricostruzione ferma.

A dieci anni dal devastante terremoto che ha scosso il centro Italia nel 2016, un grido di angoscia si leva da Ussita, precisamente dalle frazioni di Pratolungo e Calcara.
Non si tratta di un generico lamento, ma di un appello disperato, un monito rivolto alle istituzioni, che segna l’apice di un’attesa divenuta insopportabile: la ricostruzione delle abitazioni, per molti un sogno infranto, è ancora un miraggio lontano.

Le abitazioni in questione, situate nella zona R4 del Valruscio, rappresentano un caso emblematico di complessità e di lentezza burocratica.

Già nel 2002, la zona era stata classificata come ad alto rischio idrogeologico, una constatazione che ha generato l’allocazione di risorse significative, superiori ai trenta milioni di euro, destinate a interventi di mitigazione del rischio.
Tuttavia, queste risorse, promettenti sulla carta, si sono rivelate inerti, mai tradotte in azioni concrete.

La sequenza degli eventi rivela un intricato labirinto di promesse disattese.
Un’ordinanza commissariale del 2017 aveva previsto finanziamenti pari a 3,8 milioni di euro, poi confermati e incrementati nel corso del tempo, testimoniando un impegno formale a risolvere il problema.
Ma la responsabilità dell’elaborazione e dell’esecuzione dei lavori è stata affidata al Consorzio di Bonifica delle Marche, che, ad oggi, non ha prodotto un progetto definitivo, lasciando in sospeso un iter cruciale.
Le conferenze dei servizi, momenti chiave per la convergenza di competenze e decisioni, si sono ripetutamente rivelate infruttuose, culminando con un esito negativo nel luglio 2024.
Questa impasse ha condotto la Provincia di Macerata a sospendere la procedura di Via (Valutazione di Impatto Ambientale), a causa della carenza documentale, un ulteriore ostacolo alla realizzazione degli interventi necessari.

La conseguenza diretta di questa paralisi amministrativa è il blocco dei progetti di ricostruzione individuali.

I cittadini, desiderosi di tornare nelle proprie case, si trovano impossibilitati a ottenere i contributi previsti, poiché questi sono subordinati all’approvazione preventiva delle opere di messa in sicurezza.

La prospettiva, per molti, è quella di attendere anni supplementari, un’agonia che sta erodendo il tessuto sociale ed economico delle frazioni.

L’invecchiamento della popolazione residente, la fuga dei giovani alla ricerca di opportunità altrimenti inaccessibili e il rischio di un progressivo spopolamento sono le drammatiche conseguenze di questa situazione.
Antonella Dominici, Patrizia Goia, Claudio Bruni e Romina Cecola, portavoce di una comunità soffocata dall’inerzia, esprimono la frustrazione e la disperazione di chi vede il proprio futuro svanire.
L’appello degli abitanti di Ussita non è una semplice richiesta, ma una rivendicazione di giustizia, un’esigenza di rispetto nei confronti di una comunità che ha subito perdite irreparabili.
Richiedono con forza l’accelerazione delle procedure per la messa in sicurezza della zona, sottolineando l’assurdità di una situazione in cui interventi simili sono stati autorizzati in aree meno vulnerabili.
La loro domanda è semplice e diretta: agire, prima che i ricordi e le case di Ussita si trasformino in mere vestigia di un passato perduto.

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