Il 22 agosto, una data segnata dal richiamo alla Beata Vergine Maria, Regina della Pace, si congiunge a un tempo storico profondamente segnato dal conflitto.
L’appello del Papa, giunto al termine dell’udienza generale, non è un semplice invito alla commemorazione, ma un pressante monito alla riflessione e all’azione in un mondo lacerato da guerre che irrompono con violenza in territori diversi, dalla Terra Santa all’Ucraina, e si estendono in innumerevoli altre regioni.
Questa ricorrenza, che affonda le radici nella storia della Chiesa, assume oggi un’eco particolarmente acuta.
L’invocazione a Maria Regina della Pace non è un mero atto di devozione, ma un grido di speranza che si eleva dalla sofferenza umana, un’implorazione di misericordia rivolta al Signore affinché conceda pace e giustizia, valori imprescindibili per la dignità dell’uomo e il progresso della civiltà.
Il Papa non si limita a sollecitare la preghiera; la affianca a un segno tangibile di penitenza: il digiuno.
Questo gesto, antico e potente, simboleggra la rinuncia ai beni terreni, un atto di umiltà e di resa di fronte alla potenza divina, volto a purificare il cuore e ad aprire la mente alla compassione.
Il digiuno non è un fine in sé, ma un mezzo per intensificare la preghiera e per sperimentare in prima persona, anche se in forma limitata, la privazione e la sofferenza che affliggono milioni di persone in tutto il mondo.
La figura di Maria, Regina della Pace, incarna un ideale di armonia e di concordia che contrasta con la brutalità della guerra.
Lei, Madre di Dio, simbolo di amore e di sacrificio, intercede presso il Figlio per i peccatori, per i perseguitati, per tutti coloro che soffrono a causa della violenza.
La sua regalità non è una regalità terrena, basata sul potere e sulla conquista, ma una regalità spirituale, fondata sulla misericordia e sulla compassione.
È una regalità che si esercita nell’ascolto del grido dei poveri e nell’offerta di speranza a chi non ne ha.
La guerra, in ogni sua forma, è una negazione della dignità umana, una violazione dei diritti fondamentali, un’offesa alla creazione stessa.
Essa genera miseria, fame, malattia, morte, e lascia dietro di sé ferite profonde che richiedono tempo e impegno per essere rimarginate.
La pace, al contrario, è un bene prezioso che va coltivato con cura e vigilanza.
Richiede dialogo, comprensione, tolleranza, rispetto reciproco, giustizia sociale, riconciliazione.
Il 22 agosto, dunque, non sia solo una giornata di preghiera e digiuno, ma un momento di riflessione profonda sulle cause della guerra, sulle responsabilità individuali e collettive, sulle possibili vie per costruire un mondo più giusto e pacifico.
Sia un’occasione per rinnovare l’impegno a promuovere la cultura della pace, a difendere i diritti umani, a sostenere le vittime dei conflitti, a costruire ponti tra popoli e culture diverse.
E, soprattutto, sia un invito a guardare alla figura di Maria, Regina della Pace, come a un modello di speranza e di ispirazione per un futuro di armonia e di concordia.