lunedì 25 Agosto 2025
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Amatrice, 9° anniversario: un lutto senza retorica, un grido di speranza.

Il nono anniversario del devastante terremoto che nel 2016 ha colpito Amatrice e le sue frazioni si è celebrato con un profondo senso di ferita aperta e un’implorazione silenziosa di giustizia, ben lontana da retorica celebrativa.
L’assenza formale delle istituzioni, una scelta deliberata dell’amministrazione comunale, non è stata un gesto di sdegno superficiale, bensì una dichiarazione di principio: restituire la centralità del dolore e del lutto alla comunità, affrancandola da un’eventuale strumentalizzazione politica.

La notte precedente, la fiaccolata verso il cuore storico, illuminato dalla memoria dei caduti, ha creato un’atmosfera di raccoglimento e comunione, culminata nella lettura solenne dei nomi delle vittime, accompagnata dal suono lugubre del campanone, un rintocco per ogni vita spezzata.

La deposizione della corona di fiori, un gesto simbolico di riconoscimento, ha seguito la funzione religiosa officiata dal vescovo Vito Piccinonna, il cui messaggio ha evocato la necessità imprescindibile di un futuro costruito sulla condivisione e sulla solidarietà, pilastri fondamentali per una comunità che si affida alla resilienza.
La presenza, a titolo personale, del commissario Guido Castelli, dell’assessore Manuela Rinaldi e del senatore Paolo Trancassini, testimonia un coinvolgimento individuale, in un contesto dove la distanza tra l’amministrazione locale e le istituzioni nazionali sembra dilatarsi.
Il sindaco Giorgio Cortellesi ha espresso con chiarezza la necessità di abbandonare illusioni e promesse vuote, concentrando gli sforzi su una ricostruzione pragmatica e realistica.
Non si tratta di una semplice opera edile, ma di un atto di fede nella possibilità di ridare dignità a un territorio martoriato, di costruire servizi moderni e infrastrutture adeguate, fondamenti di una comunità capace di superare il trauma.

L’accento è stato posto sulla responsabilità collettiva, sull’imperativo di un impegno condiviso, senza esclusioni.
La ricostruzione non è solo un compito dell’amministrazione, ma un patto di fiducia tra cittadini, istituzioni e forze produttive.
Si tratta di ricostruire non solo muri, ma anche legami, fiducia e speranza, tessendo un futuro di resilienza e di rinnovamento, in memoria di coloro che non ci sono più.

La parola chiave è “unione”, un sentimento fragile ma potente, capace di trasformare il dolore in forza e la distruzione in opportunità.

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