lunedì 25 Agosto 2025
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San Siro: Revisione del prezzo, polemiche e futuro incerto

La potenziale cessione dello stadio San Siro, fulcro storico del calcio milanese e patrimonio identitario nazionale, si trova ad affrontare una nuova e controversa fase negoziale, con implicazioni finanziarie e politiche di notevole portata.

L’accordo preliminare tra il Comune di Milano e le società Inter e Milan, già oggetto di acceso dibattito, sembra ora destinato a subire una revisione, con una possibile riduzione del prezzo di vendita di circa trenta milioni di euro.

Questa flessione, che abbasserebbe il corrispettivo dai 197 milioni inizialmente fissati dall’Agenzia delle Entrate a 160, sarebbe legata alla ripartizione dei costi relativi alle opere di bonifica e di riqualificazione necessarie per la realizzazione del nuovo impianto sportivo.

Si tratta di oneri che, in teoria, la normativa vigente in materia di stadi impone di sostenere all’ente pubblico.
Tuttavia, questa interpretazione della legge solleva forti obiezioni da parte di una frangia significativa del Consiglio comunale, già precedentemente critica nei confronti della dismissione del bene pubblico a favore di soggetti privati.

L’ipotesi di una riduzione del corrispettivo accende ulteriormente le polemiche, alimentando dubbi sulla reale convenienza dell’operazione per la collettività e sollevando interrogativi sull’effettivo contributo di interesse pubblico che essa possa generare.
L’opposizione è variegata.
Il consigliere Alessandro Giungi (PD) contesta apertamente la “miopia” dell’amministrazione, sottolineando che l’applicazione della normativa sugli stadi non è obbligatoria e che la richiesta dei fondi immobiliari che controllano le due società di calcio testimonierebbe una flagrante assenza di interesse pubblico nell’intera vicenda.
La promessa di destinare il ricavato della vendita a opere di interesse generale, pur condivisibile in linea di principio, viene percepita come una giustificazione a-priori che potrebbe legittimare la vendita di qualsiasi bene pubblico a condizioni favorevoli.
Carlo Monguzzi, esponente dei Verdi, radicalizza ulteriormente la critica, denunciando un “regalo” ancora più consistente ai fondi speculativi e mettendo in discussione la trasparenza del processo decisionale.

La riduzione del prezzo, paragonata al valore di un altro importante edificio comunale, il Pirellino, viene interpretata come una profanazione del patrimonio sportivo milanese.

L’affermazione che il Consiglio comunale deciderà la destinazione dei fondi viene percepita come un mero formalismo, una cortesia offerta all’amministrazione, in palese contrasto con il ruolo di controllo e di rappresentanza che il consiglio dovrebbe esercitare.
In definitiva, la questione di San Siro si configura come un caso emblematico dei conflitti tra interessi privati e beni pubblici, tra logiche di mercato e valori identitari.
La revisione del prezzo di vendita rischia di acuire le tensioni e di compromettere la credibilità dell’operazione, alimentando la necessità di un dibattito pubblico più ampio e di una valutazione rigorosa degli impatti economici, sociali e culturali che la dismissione dello stadio comporterà.
La delibera, attesa per il mese di settembre, si preannuncia dunque un momento cruciale per il futuro del calcio milanese e per la gestione del patrimonio pubblico.

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