martedì 26 Agosto 2025
14 C
Torino

Asti Docg: Vendemmia di qualità, futuro a rischio.

La vendemmia Asti Docg si prospetta, almeno dal punto di vista agronomico, di qualità superiore.
La raccolta del Moscato Bianco, pilastro della denominazione, è in corso nelle zone più vocate, delineando un quadro di salute delle uve particolarmente favorevole.
Le analisi fitosanitarie rivelano una resilienza notevole, mentre il bilanciamento tra acidità, zuccheri e aromi suggerisce un potenziale enologico di rilievo.

La tenuta di questi parametri è fondamentale per garantire l’espressione tipica e l’autenticità del Moscato d’Asti, un vino simbolo del Piemonte.

Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si stempera di fronte a una situazione di mercato complessa e potenzialmente destabilizzante.
Il Consorzio Asti Docg si trova a navigare in acque agitate, costretto ad affrontare una serie di sfide strutturali che minacciano la sostenibilità della denominazione.
L’assemblea ha infatti deliberato una riduzione delle rese previste per il 2025, abbassando il limite da 100 a 90 quintali per ettaro, con una quota destinata allo stoccaggio strategico.

Questa decisione, seppur impopolare, riflette una profonda riflessione sulla necessità di gestire attivamente la produzione per tutelare il valore percepito e la reputazione del brand Asti.
La minaccia più imminente proviene dall’imposizione di dazi americani del 15% sulle esportazioni di vino italiano.

Questo provvedimento, a cui si aggiungono le ripercussioni del conflitto russo-ucraino, che ha drasticamente ridotto gli ordini dalla Russia, il tradizionale mercato di riferimento per lo spumante, crea un contesto economico estremamente delicato.
In particolare, il Moscato d’Asti, che negli Stati Uniti concentra il 60% delle proprie vendite estere, si trova sotto pressione.
La perdita di questo mercato chiave potrebbe innescare un circolo vizioso di riduzione della domanda e calo dei prezzi.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla potenziale ascesa di alternative a basso costo, prodotte localmente e prive delle caratteristiche distintive del Moscato d’Asti Docg.
Sebbene qualitativamente inferiori, queste offerte potrebbero attrarre consumatori sensibili al prezzo, erodendo la quota di mercato della denominazione.
Il rischio è la “commoditizzazione” del prodotto, che ne comprometterebbe il valore intrinseco e l’identità.
Il presidente Stefano Ricagno descrive questo scenario come una “tempesta perfetta”, un accumulo di fattori negativi che richiedono un intervento immediato e coordinato.

Oltre alle misure di contenimento della produzione, si rende urgente un impegno concreto da parte delle istituzioni, sia a livello nazionale che europeo, per mitigare gli effetti dei dazi americani e promuovere la competitività del vino italiano sui mercati internazionali.

La salvaguardia dell’Asti Docg è una questione di interesse strategico per il Piemonte e per l’intero settore vitivinicolo italiano, che richiede un approccio proattivo e una visione di lungo termine.

La sfida è preservare l’eccellenza, la tradizione e l’identità di un vino unico nel suo genere, capace di incarnare l’autenticità e la passione del territorio.

Author:

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -