L’analisi dei dati relativi ai certificati di malattia trasmessi all’INPS nel primo trimestre del 2025 rivela una tendenza all’aumento, ponendo interrogativi cruciali sulla salute del mondo del lavoro italiano e sull’efficacia dei sistemi di controllo.
L’INPS ha registrato complessivamente 16,5 milioni di certificati, un incremento del 5% rispetto al corrispondente periodo del 2024, con una conseguente escalation delle giornate di assenza dal lavoro, pari a 75,28 milioni, in crescita del 2,27% in termini tendenziali.
Il numero di lavoratori dipendenti sottoposti a verifica d’ufficio, procedura volta a scrutinare la legittimità dei certificati, si attesta a circa 15,9 milioni.
Questa cifra si articola in una componente pubblica, pari a 3,3 milioni di unità afferenti al Polo Unico, e una componente privata, che include 12,6 milioni di lavoratori assicurati.
A questa si aggiunge un ulteriore contingente di lavoratori privati non assicurati (3,7 milioni) e un numero più contenuto di dipendenti pubblici esterni al Polo Unico (circa 49.000), che possono essere oggetto di controllo su segnalazione del datore di lavoro.
Un’analisi più approfondita evidenzia come l’incremento complessivo del 5% non sia omogeneo nel tempo.
Il primo trimestre del 2025 ha mostrato una significativa impennata dei certificati, con un aumento tendenziale del 14%, mentre il secondo trimestre ha registrato una flessione del 6,3%, suggerendo una possibile stagionalità o l’effetto di misure correttive implementate a seguito del picco iniziale.
Questa fluttuazione richiede un’indagine più dettagliata per comprendere i fattori sottostanti, che potrebbero essere legati a epidemie, condizioni climatiche o modifiche nelle politiche aziendali.
La distribuzione geografica e settoriale dei certificati di malattia offre ulteriori spunti di riflessione.
I dati indicano una prevalenza di assenze nel settore privato, con quasi 58,45 milioni di giorni persi, rispetto ai 16,84 milioni del settore pubblico.
Questa disparità può riflettere le diverse condizioni di lavoro, l’esposizione a rischi professionali o l’accesso a servizi sanitari.
La crescente attenzione alla salute e sicurezza sul lavoro, insieme all’invecchiamento della forza lavoro, potrebbero contribuire a questa tendenza.
L’incremento dei certificati di malattia e delle giornate di assenza solleva interrogativi sulla produttività, sui costi per le imprese e sulla sostenibilità del sistema previdenziale.
È cruciale che l’INPS intensifichi i controlli, non solo per prevenire frodi e abusi, ma anche per identificare i fattori di rischio e promuovere interventi mirati alla prevenzione delle malattie professionali e al miglioramento delle condizioni di lavoro.
Un approccio proattivo, che coinvolga datori di lavoro, sindacati e operatori sanitari, è essenziale per garantire un sistema di protezione sociale efficiente e sostenibile nel lungo periodo.
L’analisi dei dati, pertanto, non deve limitarsi a una mera constatazione di numeri, ma deve tradursi in azioni concrete volte a tutelare la salute dei lavoratori e a preservare la competitività del sistema economico italiano.