mercoledì 27 Agosto 2025
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Inchiesta a Milano: commistione illegittima e tutela a rischio.

Il caso che coinvolge il Comune di Milano solleva questioni di profonda rilevanza per il sistema di governance del territorio e la salvaguardia del patrimonio culturale.

L’accusa di violazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio, emergente da una complessa inchiesta sull’urbanistica, si radica in una presunta commistione illegittima di competenze.
In sintesi, la Commissione per il paesaggio, incaricata primariamente della tutela ambientale e visiva, avrebbe svolto, a partire dal 2014, compiti propri dell’urbanistica e dell’edilizia, configurando una sovrapposizione di funzioni espressamente vietata dalla normativa vigente.

Questa commistione non appare casuale, bensì il risultato, secondo quanto ricostruito dalla magistratura e sostenuto dall’ex docente di urbanistica Alberto Roccella, consulente dei pubblici ministeri, di una precisa strategia politica.

L’utilizzo della “veste” della tutela paesaggistica, in sé un obiettivo meritevole, sarebbe stato manipolato per mascherare l’esercizio di poteri decisionali di notevole impatto, con ripercussioni anche economiche significative.
L’operazione, se confermata, denota una potenziale sottovalutazione del ruolo specialistico delle Commissioni paesaggistiche, riducendole a strumenti secondari nell’implementazione di progetti urbanistici.

La separazione delle funzioni – tutela del paesaggio e pianificazione urbanistica – è infatti cruciale per garantire un’analisi indipendente e imparziale delle scelte di sviluppo territoriale.
Il rischio è quello di compromettere l’efficacia stessa della tutela, sostituendola con decisioni influenzate da logiche di convenienza urbanistica o economica.
L’inchiesta, pertanto, non si limita a contestare una mera irregolarità formale, ma interroga la trasparenza e l’integrità del processo decisionale in materia di pianificazione del territorio.

La corretta applicazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio implica una chiara distinzione delle competenze e una rigorosa separazione dei poteri, al fine di prevenire conflitti di interesse e assicurare la salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale per le generazioni future.
La vicenda milanese, quindi, rappresenta un campanello d’allarme per l’intero sistema di governance territoriale italiano, sollecitando una riflessione approfondita sulla necessità di rafforzare i controlli e garantire l’indipendenza delle istituzioni preposte alla tutela del paesaggio.

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