A Milano, una scritta provocatoria e profondamente problematica ha scosso la comunità ebraica e ha riacceso il dibattito sulla crescente tensione tra la solidarietà verso il popolo palestinese e la sensibilità verso la storia dell’Olocausto.
La scritta, realizzata con tecnica stencil su diversi cestini della spazzatura, accosta l’iconografia della Stella di David, simbolo dell’ebraismo, alla svastica, emblema del nazismo, e la lega con la frase “Vittime ieri, carnefici oggi”.
L’episodio, immediatamente denunciato dal deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato, ha innescato un’ondata di indignazione e ha portato il politico a etichettare Milano come la città più antisemita d’Italia, un’affermazione che solleva interrogativi complessi e richiede un’analisi più sfumata.
De Corato ha definito l’accostamento “vergognoso, disgustoso e inaccettabile”, sottolineando la profonda gravità di equiparare lo Stato di Israele alle atrocità perpetrate dal regime nazista.
Il gesto vandalico, purtroppo, non si isola in un contesto di crescenti manifestazioni di protesta in favore di Hamas che, dal 7 ottobre 2023, hanno interessato vie centrali della città, generando disagi per la popolazione e danni commerciali.
Queste manifestazioni, spesso caratterizzate da slogan e simboli controversi, riflettono un’opinione pubblica divisa e una crescente polarizzazione nel dibattito geopolitico riguardante il conflitto israelo-palestinese.
È fondamentale, tuttavia, evitare generalizzazioni semplicistiche e riconoscere che l’antisemitismo è un fenomeno complesso e multiforme, che non può essere ridotto alla sola critica delle politiche del governo israeliano.
La legittima solidarietà nei confronti del popolo palestinese non deve mai giustificare l’uso di un linguaggio e di simboli che sminuiscono la sofferenza delle vittime della Shoah o che alimentano l’odio verso la comunità ebraica.
L’episodio dei cestini vandalizzati dovrebbe spingere le istituzioni comunali a rafforzare la vigilanza, a promuovere l’educazione alla storia e alla tolleranza, e a creare spazi di dialogo interculturale per contrastare l’intolleranza e prevenire atti di vandalismo e discriminazione.
L’etichettatura di una città come “antisemita” è un’accusa gravissima che richiede un’indagine approfondita e un impegno concreto per garantire la sicurezza e il rispetto di tutte le comunità religiose.
È necessario che Palazzo Marino intervenga con fermezza, rimuovendo i graffiti e avviando un’indagine per identificare i responsabili, affinché la giustizia sia fatta e venga inviato un segnale chiaro contro ogni forma di intolleranza.