sabato 6 Settembre 2025
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L’Ultimo Vichingo: Follia, Amore Fraterno e Ricerca di Sé

“L’Ultimo Vichingo”: Un’Esplorazione di Legami Familiari, Follia e Ricerca di SensoUn quarto di secolo separa “Luci Intermittenti” dal nuovo capitolo di una collaborazione artistica unica: quella tra Mads Mikkelsen e Anders Thomas Jensen.

“L’Ultimo Vichingo”, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e imminente nelle sale grazie a Plaion, non è una semplice evoluzione del genere comico nero che li ha resi celebri, ma un’opera ambiziosa che intreccia elementi di dramma familiare, azione adrenalinica, noir psicologico e una profonda indagine sull’identità e la percezione della realtà.
Accanto a Mikkelsen, un cast di eccellenze danesi: Nikolaj Lie Kaas, Sofie Grabol, Soren Malling, Bodil Jorgensen e Lars Brygmann.
“Anders crea film che non si vedono altrove,” afferma Mikkelsen durante la conferenza stampa, esprimendo ammirazione per la poetica unica del regista.
“C’è una follia bellissima, un’energia selvaggia che permea ogni fotogramma.
È un genio, e sono immensamente orgoglioso di far parte del suo universo.

“Il fulcro della narrazione è Anker (Nikolaj Lie Kaas), un rapinatore che, dopo anni di reclusione per un crimine tragico, cerca redenzione e una nuova esistenza.
Prima della sua caduta, aveva affidato al fratello Manfred (un ruolo straordinario che vede Mikkelsen dare vita a una performance memorabile) il compito di nascondere il bottino.
Manfred, affetto da una grave forma di malattia mentale, sembra aver dimenticato la sua promessa, innescando una spirale di eventi caotici.
La sua condizione, aggravata da un’ossessione per l’identità di John Lennon, lo porta a manifestare comportamenti imprevedibili e tragicomici.

A complicare ulteriormente la situazione, un ex complice, assetato di ricchezza e incline a improvvise esplosioni di violenza, riemerge nel tentativo di recuperare il denaro.
“Manfred è puro, come un bambino,” spiega Mikkelsen, delineando la figura del fratello, intrappolato in una dimensione infantile.
Anker, da sempre suo tutore e protettore, è disposto a tutto pur di non perderlo, animato da un amore fraterno profondo e incondizionato.
Il suo comportamento, spesso impulsivo e guidato dall’istinto, riflette la sua innocenza e la sua incapacità di comprendere le complessità del mondo adulto.

Anders Thomas Jensen, a proposito del film, sottolinea come “L’Ultimo Vichingo” si addentri nelle profondità delle crisi umane, esplorando i meccanismi con cui le persone costruiscono la propria realtà di fronte alle avversità.

“Pochi credono di essere John Lennon,” riflette il regista, evidenziando la sfida interpretativa affrontata da Mikkelsen.

“Trasformare un personaggio comico in un essere umano credibile, capace di suscitare empatia, è un compito arduo.
“Il tema dell’identità, centrale nel dibattito contemporaneo, assume una connotazione peculiare.
“Il mio personaggio non si riconosce in definizioni preesistenti,” osserva Mikkelsen, sottolineando la scelta deliberata di Anker di creare un’identità alternativa per il fratello, una maschera che lo protegga dal giudizio sociale e gli permetta di fiorire nella sua unicità.

In un mondo ossessionato dalle etichette, Anker sceglie di liberare il fratello, offrendogli uno spazio di esistenza al di là delle convenzioni.
“L’Ultimo Vichingo” si rivela quindi non solo un’avventura ricca di colpi di scena, ma anche una riflessione potente sull’amore fraterno, la follia, la ricerca di un senso e la capacità di reinventare se stessi.

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