martedì 2 Settembre 2025
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Cantastampa: quando giornalisti e parolieri fecero scintille.

Un’epoca dimenticata, un laboratorio di creatività mai documentato: è la storia di Cantastampa, un festival unico e irripetuto che ha incrociato le acque del giornalismo e della musica italiana negli anni Sessanta e Settanta.

Un progetto ambizioso, ideato nel 1963 dal giornalista del *Resto del Carlino* Sandro Delli Ponti e dal direttore artistico del Festival di Sanremo, Gianni Ravera, che ha visto protagonisti alcuni dei nomi più illustri del panorama culturale italiano: Sandro Ciotti, Maurizio Costanzo, Gianni Minà, Antonio Lubrano, solo per citarne alcuni, chiamati a scrivere testi per canzoni interpretate da icone come Gianni Morandi, Giorgio Gaber, Mia Martini, Iva Zanicchi, Gino Paoli ed Edoardo Vianello.
Cantastampa rappresentò un esperimento socioculturale inedito.

Il suo cuore pulsante era l’inversione del ruolo tradizionale: i giornalisti, abituati a raccontare storie altrui, si cimentavano nella composizione di testi musicali, mentre i parolieri classici rimanevano dietro le quinte.
L’idea era di creare un ponte tra due mondi spesso percepiti come distanti, esplorando nuove forme di espressione artistica e di narrazione.
Le cinque edizioni del festival, protrattesi fino al 1972, divennero un crogiolo di talenti, un terreno fertile per la nascita di opere originali che, purtroppo, sono andate perdute.
La scomparsa quasi totale dei materiali originali – filmati irrimediabilmente cancellati dalle teche televisive, dischi mai pubblicati, dati Siae compromessi – ha contribuito a relegare Cantastampa in una dimensione di leggenda, un “festival fantasma” come lo definisce il libro di Michele Bovi e Pasquale Panella, i due giornalisti ideatori del programma *Techetechetè*.

Il volume, intitolato *C’era una volta il Cantastampa, quando i giornalisti spodestarono i parolieri*, ricostruisce questo affascinante capitolo della storia della televisione italiana, svelandone le dinamiche, le ambizioni e le cause del suo prematuro declino.

Il libro, arricchito dal progetto grafico di Ines Paolucci, non si limita a una mera ricostruzione storica.

Attraverso l’analisi dei materiali disponibili e le testimonianze raccolte, Bovi e Panella dipingono un affresco vivido di un’epoca irripetibile, in cui la sperimentazione era all’ordine del giorno e l’innovazione rappresentava un motore trainante per la cultura di massa.

L’evento di presentazione del libro, in programma per il 12 settembre al Teatro Tordinona di Roma, offrirà al pubblico un’occasione unica per immergersi nell’atmosfera di Cantastampa.

Pasquale Panella darà voce ai testi scritti dai futuri luminari del giornalismo, immaginando le melodie che avrebbero potuto comporre maestri come Ennio Morricone, Luis Bacalov e Stelvio Cipriani.

Michele Bovi, invece, si concentrerà sulle ragioni che hanno trasformato un progetto così promettente in un enigma storico, esaminando le conseguenze della perdita irreparabile di programmi televisivi di valore come *Il Paroliere: questo sconosciuto*, che vide l’esordio di Raffaella Carrà, o le sedici puntate de *Il Conte di Montecristo* (1976).
Non mancheranno riferimenti ad altre gemme perdute, come l’intervista esclusiva a Ringo Starr, realizzata da Fiorella Gentile, o a storiche rubriche come *Chissà chi lo sa?* di Febo Conti e *Settevoci* di Pippo Baudo, fino al primo programma televisivo con un pupazzo protagonista, *Ragazzi in gamba* con Serafino, antenato dimenticato di Topo Gigio.
Un omaggio a un’epoca di creatività e innovazione, un tentativo di restituire alla memoria un tesoro perduto.

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