Dolly, oggi quarantenne e padre di due figlie, è un agricoltore specializzato in apicoltura bio sostenibile. Il suo nome d’origine, Abdulkader Hassanomar, porta con seeacute; il peso di un passato travagliato da giovane pescatore somalo costretto a fuggire da Mogadiscio per motivi politici. Dopo aver affrontato il deserto e trascorso nove mesi in carcere in Libia, ha rischiato la vita attraversando il Mediterraneo su un fragile gommone per raggiungere Lampedusa nel 2008.Inizialmente con l’intenzione di raggiungere parenti in Svezia, Dolly si è ritrovato a rimanere in Italia come rifugiato politico. Grazie alla sua determinazione e all’aiuto ricevuto durante i percorsi di inserimento professionale, oggi può vantare la cittadinanza italiana. Il punto di svolta è stato l’incontro con l’associazione Il Fiore del Deserto a Roma, che promuove l’agricoltura sociale come strumento per costruire un futuro migliore.Ritornando alle sue radici familiari dove lo zio si prendeva cura delle api nel sottotetto della casa a Mogadiscio, Dolly ha riscoperto la passione per questi insetti alati che ora sono diventati parte integrante della sua vita. Le api non sono solo una fonte di sostentamento per lui, ma rappresentano anche un simbolo di riscatto sociale e umano.Oggi Dolly guarda al futuro con speranza e gratitudine per le opportunità che gli sono state offerte in Italia. La sua storia è un esempio di resilienza e determinazione che dimostra come il lavoro duro e la volontà possano trasformare le avversità in occasioni di crescita personale e professionale.
Dolly, l’apicoltore rifugiato che trasforma le avversità in opportunità
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