Il Campidano di Oristano si confronta con un’increscente ondata di infezioni da virus West Nile, che nel corso del 2025 ha già registrato quattordici casi umani nella provincia.
L’ultimo caso, una donna di settantasei anni, attualmente ricoverata nel reparto di Medicina dell’ospedale San Martino, emerge in un contesto allarmante che coinvolge fasce di popolazione particolarmente vulnerabili.
L’emergenza, definita con crescente preoccupazione dalle autorità sanitarie, si colloca all’interno di un quadro più ampio che evidenzia una tendenza all’aumento dei casi di febbre West Nile, potenzialmente legata a fattori climatici che favoriscono la proliferazione delle zanzare vettrici e alla loro diffusione geografica.
L’età avanzata rappresenta un fattore di rischio significativo, come dimostrano i precedenti casi: in totale, tredici persone sono risultate positive, comprendendo ultrasettantenni, ultrasessantenni, un ultraquarantenne, due ultraottantenni e, in modo particolarmente drammatico, un ultranovantenne.
La dinamica dell’infezione pone sfide complesse per il Servizio Sanitario Regionale, con dieci dei tredici contagiati ancora sotto osservazione ospedaliera, mentre tre hanno potuto lasciare l’ospedale per proseguire la guarigione a domicilio.
Il Dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria, guidato dalla dottoressa Maria Valentina Marras, ha immediatamente attivato i protocolli standard: un’indagine epidemiologica accurata è in corso per tracciare i possibili contatti e identificare le aree a rischio, mentre una disinfestazione intensiva, estesa per un raggio di 200 metri dall’abitazione della paziente, mira a interrompere il ciclo di trasmissione del virus.
La febbre West Nile, trasmessa attraverso la puntura di zanzare infette, rappresenta una patologia insidiosa, caratterizzata da una sintomatologia variabile che può andare da lievi disturbi a complicanze neurologiche gravi.
La sua gestione clinica è sintomatica, poiché al momento non esistono vaccini preventivi né terapie specifiche in grado di eradicare il virus.
La prevenzione primaria, quindi, si configura come l’arma più efficace per contrastare l’epidemia.
Questo implica un impegno collettivo nella riduzione dei siti di riproduzione delle zanzare, con particolare attenzione all’eliminazione dei ristagni d’acqua, sia in ambito domestico che in aree pubbliche.
Ulteriori misure includono l’utilizzo di repellenti, la protezione con abbigliamento adeguato durante le ore di maggiore attività delle zanzare e il miglioramento della manutenzione di fossi e canali di scolo.
Il coinvolgimento attivo della comunità, supportato da campagne di sensibilizzazione e informazione, si rivela cruciale per limitare la diffusione del virus e proteggere le fasce di popolazione più esposte al rischio.
L’episodio attuale evidenzia la necessità di una sorveglianza epidemiologica costante e di un piano di prevenzione strutturato, volto a mitigare l’impatto di questa malattia infettiva emergente nel territorio del Campidano.