Il Mediterraneo, ben oltre l’immagine di scrigno di glorie passate e teatro di tragiche emergenze umanitarie, si presenta oggi come fulcro strategico per il futuro dell’Europa e del suo rapporto con l’Africa.
L’antica connessione tra le civiltà che un tempo si protendevano lungo le sue coste, la “mare nostrum” dell’Impero Romano, può essere riscoperta e rielaborata in una nuova visione geopolitica, estendendosi potenzialmente fino all’India.
Questa riappropriazione, che l’Italia, sotto la guida di Giorgia Meloni, ha saputo riaffermare con il Piano Mattei, proietta il Mediterraneo come un’area cruciale non solo per i flussi energetici, commerciali e infrastrutturali, ma anche come ponte tra culture, società e fedi.
Il Piano Mattei, come dettagliato nel saggio di Ruggero Razza, eurodeputato di Fratelli d’Italia e presidente della delegazione del Parlamento Europeo per le relazioni con i Paesi del Maghreb, non è un mero progetto economico, ma una strategia complessa di sviluppo sostenibile, di sicurezza e di dialogo interculturale.
Si propone di integrare le risorse del Mediterraneo con gli strumenti europei esistenti, come il Global Gateway e il futuro Patto per il Mediterraneo, mirando a creare opportunità di crescita e prosperità nei paesi del Maghreb e dell’Africa subsahariana.
L’attenzione europea, negli ultimi anni focalizzata quasi esclusivamente sulla crisi in Ucraina e sul fronte orientale, ha lasciato un vuoto strategico nel Mediterraneo, che potenze esterne come la Russia e la Cina hanno cercato di colmare.
Queste potenze, sfruttando le instabilità politiche e socio-economiche, mirano a rafforzare la propria influenza nella regione, anche attraverso la gestione dei flussi migratori, strumento che può essere utilizzato per esercitare pressione e destabilizzare l’Europa.
Il Piano Mattei rappresenta una risposta a questa sfida, un tentativo di invertire la rotta e di promuovere uno sviluppo genuino nei paesi del Sud, creando le condizioni per il “diritto a non emigrare”, un imperativo etico invocato da Papa Benedetto XVI e dal suo successore, Papa Leone XIV.
Non si tratta di immobilismo, ma di offrire alternative concrete, di costruire opportunità di lavoro e di istruzione che consentano alle persone di rimanere nelle proprie terre.
Come sottolinea Salvo Bonfirraro, editore del saggio, il libro si inserisce in una collana dedicata a temi di ricerca, impegno civile e visione internazionale, invitando il lettore a riflettere sulla propria responsabilità collettiva di fronte alle sfide che l’Europa si trova ad affrontare.
Il Mediterraneo non è un problema da risolvere, ma un’opportunità da cogliere, un ponte da costruire verso un futuro di pace, prosperità e cooperazione.
È una sfida complessa, che richiede un impegno condiviso e una visione lungimirante, ma che può portare a risultati straordinari.