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Tarantto, Disarticolata Rete di Spaccio: 25 Arresti nel Carcere Magli

Un’articolata rete di narcotraffico, capace di infiltrarsi e operare all’interno del carcere di Taranto, è stata disarticolata all’alba da un’operazione congiunta della Squadra Mobile e della Direzione Distrettuale Antimafia, culminata con l’esecuzione di 25 provvedimenti di arresto, emessi dalla Procura della Repubblica.

L’indagine, condotta sotto la direzione del magistrato Lucia Isceri, ha svelato un sistema criminale complesso e ramificato, che trascendeva le mura penitenziarie per estendersi a dinamiche familiari e a un’infrastruttura di supporto esterno.

L’operazione, denominata [Inserire nome in codice, es.
“Chimera”], ha portato alla detenzione in carcere di sedici soggetti, considerati nodi cruciali nell’organizzazione, mentre altri nove sono stati posti agli arresti domiciliari, in attesa di ulteriori accertamenti.
L’indagine, durata [Specificare durata indagine, es.
“oltre un anno”], ha ricostruito un flusso costante di sostanze stupefacenti, gestito attraverso una divisione del lavoro precisa e specializzata.

Non si trattava di semplici trasporti occasionali, ma di un’attività organizzata con corrieri dedicati, figure di spaccio che operavano sia all’esterno che all’interno del carcere, e responsabili della gestione finanziaria, che coordinavano i pagamenti tramite carte prepagate Postepay, garantendo la tracciabilità dei proventi illeciti.

Particolarmente allarmante è l’emersione dell’utilizzo di microspie, introdotte clandestinamente nella casa circondariale Carmelo Magli, che consentivano ai vertici dell’organizzazione di mantenere contatti diretti e coordinare le attività, eludendo i controlli e le misure di sicurezza.

L’uso di questi strumenti, oltre a evidenziare una profonda vulnerabilità strutturale dell’istituto penitenziario, suggerisce una pianificazione e una persistenza che rimandano a una radicata capacità di adattamento e resilienza.
Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figura una figura di spicco, riconducibile a una famiglia criminale di rilievo locale, operante nel quartiere Paolo VI.

L’indagato, ritenuto il fulcro nevralgico del traffico di droga, aveva il compito di orchestrare l’ingresso delle sostanze stupefacenti all’interno del carcere e di rifornire altri canali di spaccio sul territorio, configurando un vero e proprio sistema di approvvigionamento distribuito.
Le indagini hanno ricostruito una serie di episodi illeciti avvenuti tra maggio e ottobre del 2023, che testimoniano la continuità e l’intensità dell’attività criminale.

L’operazione “Chimera” non solo ha disarticolato una rete di narcotraffico particolarmente strutturata, ma solleva interrogativi significativi sulla capacità di infiltrazione del crimine organizzato all’interno del sistema penitenziario e sulla necessità di rafforzare i controlli, non solo tecnologici, ma anche umani, per contrastare efficacemente queste dinamiche.

L’evento evidenzia la cruciale importanza di un approccio multidisciplinare, che coinvolga magistratura, forze dell’ordine e personale penitenziario, per tutelare la sicurezza pubblica e ripristinare la legalità all’interno e all’esterno delle carceri.
Inoltre, l’indagine apre una riflessione più ampia sul ruolo della famiglia e dei legami sociali nel perpetuare e supportare attività criminali, richiedendo interventi mirati di prevenzione e riabilitazione.

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