lunedì 8 Settembre 2025
17.4 C
Rome

Nino D’Angelo: 18 giorni, un atto d’amore e redenzione

“Nino.
18 giorni” non è solo un documentario, ma un atto di restituzione affettiva e artistica, un’immersione intima nella vita di un uomo complesso, Nino D’Angelo, raccontato con la profondità e la sensibilità che un figlio, Toni D’Angelo, poteva offrirgli.

La proposta di realizzare un film sulla sua figura era giunta più volte nel corso degli anni, ma ogni volta si scontrava con un approccio superficiale, riduttivo, incapace di cogliere la ricchezza e le contraddizioni di un percorso umano segnato da umili origini, resilienza e una profonda connessione con la sua terra.

Il film, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e distribuito da Nexo Studios, si distanzia dalle narrazioni stereotipate che avrebbero potuto relegare Nino D’Angelo a icona del fenomeno camorristico napoletano degli anni ’80, o a mero simbolo del caschetto.
“Nino.
18 giorni” segue il cantante e attore durante la preparazione di un concerto evento, un ritorno sulle scene che rappresenta una sorta di catarsi pubblica, un bilancio emotivo lungo una vita costellata di successi e difficoltà.
La forma scelta è quella del diario intimo, un flusso di coscienza in cui la preparazione del concerto si intreccia con ricordi, riflessioni e aneddoti personali, creando un affresco vivido e toccante.

Il documentario esplora il peso del pregiudizio, un ostacolo che Nino D’Angelo ha dovuto affrontare per anni.

L’immagine caricaturale costruita attorno a lui, l’etichetta di “ragazzo cattivo” appiccicata addosso, lo ha spinto in una spirale di depressione, una condizione che paradossalmente si è rivelata una chiave per la rinascita, un trampolino di lancio per un percorso di riscatto personale e artistico.

Questa esperienza gli ha insegnato a guardare oltre le apparenze, a conquistare il rispetto del pubblico con la sincerità e l’autenticità del suo talento.
Nino D’Angelo riflette sulla sua fortuna di aver raggiunto il successo, esprimendo il desiderio di dare voce a chi non ce l’ha, di testimoniare le ingiustizie e le disuguaglianze che ancora affliggono la società.
Ricorda le limitazioni che ha dovuto affrontare, la mancanza di opportunità che ha privato i suoi figli di un’infanzia serena, costringendolo a rinunciare all’istruzione per sostenere la famiglia fin da giovanissimo.
Il rapporto con il cinema è stato un percorso a più voci, un’esperienza fatta di ruoli spesso marginali, di corse spericolate sulle spiagge per esigenze di ripresa.

Pur avendo apprezzato l’opportunità di interpretare un personaggio più complesso nel film “Il cuore altrove” di Pupi Avati, Nino D’Angelo ribadisce la centralità della musica nella sua vita, un amore totale e incondizionato.

La presenza di Toni D’Angelo dietro la macchina da presa rappresenta un momento di profonda commozione, un’occasione per riflettere sul rapporto padre-figlio, sulle ferite del passato e sulla forza della redenzione.
Il documentario non è solo un omaggio a un artista straordinario, ma anche un invito a credere nel proprio talento, a superare i pregiudizi e a non arrendersi mai, perché, come dimostra la vita di Nino D’Angelo, il successo è possibile, anche partendo da un’esistenza umile e difficile.
“Il premio più bello,” confessa il cantante, “me l’ha fatto la vita, e in particolare questo film, un atto d’amore che mi ha aiutato a conoscere meglio mio figlio e a capire ancora di più chi sono.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -