Procura chiede conferma condanne processo Platinum Dia, modifica sentenza per Aspromonte. Accuse di associazione mafiosa e estorsione in discussione. Requisiti sconto su acquisto attività commerciale al centro delle accuse. Riforma Nordio potrebbe portare ad assoluzione per pubblico ufficiale coinvolto nell’annullamento di multe. Procuratore critica pratiche processuali legate alla criminalità organizzata durante requisitoria. Vittime testimoniano con difficoltà a causa delle condizioni delle aule giudiziarie.

Date:

13 luglio 2024 – 09:45

Il procuratore Valerio Longi della Direzione Distrettuale Antimafia ha richiesto in Appello la conferma delle condanne emesse in primo grado nel processo Platinum Dia riguardante le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia e nella società del Canavese, in particolare a Volpiano e Chivasso. Ha invece chiesto di modificare la sentenza nei confronti di Domenico Aspromonte, condannato a 6 mesi per il fallimento dell’hotel La Darsena, contestando anche l’accusa di associazione di stampo mafioso, esclusa dal Tribunale, e di riclassificare come estorsione l’episodio relativo al ristorante Lago Reale. Durante le trattative per l’acquisto di un’altra attività commerciale tramite la srl omonima, Domenico Aspromonte e i fratelli Mario e Giuseppe Vazzana, rispettivamente condannati a 6 anni e 11 mesi e 6 anni e 8 mesi di reclusione, avrebbero richiesto un consistente sconto sul prezzo di acquisto: 200 mila euro anziché i 290 mila richiesti dai venditori a causa di un presunto abuso costoso da risolvere, minacciando altrimenti conseguenze gravi. Il Tribunale aveva precedentemente riclassificato l’episodio come esercizio arbitrario delle proprie ragioni e aveva assolto gli imputati per mancanza di denuncia da parte delle vittime, poiché il reato non era tra quelli perseguibili d’ufficio. Rimaneva in secondo piano la posizione di Paolo Busso, agente della polizia municipale di Volpiano condannato a un anno per abuso d’ufficio e accesso illegittimo a sistemi informatici. A seguito della riforma introdotta dal ministro Nordio, si prospetta un’assoluzione per il primo capo d’imputazione poiché il fatto non costituisce più reato. Il pubblico ufficiale è accusato di aver annullato alcune multe a Giuseppe Vazzana e aver ingannato una funzionaria dell’anagrafe per ottenere informazioni nell’interesse dell’amico. Nel corso del processo, il Comune si è costituito parte civile rappresentato dall’avvocato Giulio Calosso. Durante la requisitoria, il procuratore ha criticato aspramente le pratiche processuali che non garantirebbero lo svolgimento sereno dei procedimenti giudiziari legati alla criminalità organizzata. Le vittime hanno testimoniato con difficoltà e riluttanza, ma ciò non è imputabile a nessuno se non allo Stato che costringe alla celebrazione dei processi in aule anguste dove le testimonianze non possono essere rese in condizioni ottimali.

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