mercoledì 10 Settembre 2025
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Creazzo, cambio di custodia per l’uomo che ha ucciso Lea

La vicenda che ha scosso profondamente la comunità di Creazzo (Vicenza) e oltre, quella che ha visto la tragica perdita della giovane Lea Stevanovic, si evolve con una decisione giudiziale che solleva interrogativi complessi.

Fabio Zattera, 56 anni, responsabile del terribile incidente che ha causato la morte della bambina di dieci anni e il ferimento del fratello, ha visto revocata la misura degli arresti domiciliari e sostituita con l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

La decisione del giudice per le indagini preliminari, Antonella Crea, è il frutto di un’attenta valutazione delle circostanze del caso e delle considerazioni emerse durante l’udienza preliminare.

Pur non attenuando la gravità del fatto, il provvedimento riflette una valutazione dei presupposti che avevano originariamente portato alla custodia cautelare.

È lecito ipotizzare che il giudice abbia considerato fattori come la solidità delle radici sociali dell’imputato, la sua collaborazione con le autorità e l’assenza di veti al suo allontanamento dalla comunità locale.
L’obbligo di dimora, legato a precise limitazioni di movimento – il divieto di lasciare l’abitazione dalle 18:30 alle 6:00 – rappresenta una restrizione della libertà personale, ma al contempo offre una garanzia di sicurezza per la collettività e una forma di vigilanza sul comportamento dell’imputato in attesa del processo.

La tragedia di Lea Stevanovic ha portato alla luce, ancora una volta, la drammaticità degli incidenti stradali causati dalla guida in stato di alterazione alcolica.
L’evento, consumatosi sotto gli occhi dei familiari della vittima, ha generato un profondo dolore e un senso di ingiustizia che si estende ben oltre i confini del piccolo centro vicentino.
Il caso non solo evidenzia la necessità di rafforzare i controlli e i sistemi di prevenzione, ma sollecita anche una riflessione più ampia sulla responsabilità individuale e sulle conseguenze devastanti che una scelta irresponsabile può avere sulla vita altrui.
La decisione del giudice, sebbene possa apparire contraddittoria agli occhi di chi ha subito la perdita di Lea, si inserisce in un quadro giuridico che mira a bilanciare i diritti dell’imputato con la tutela della collettività, in attesa che la giustizia possa fare il suo corso e accertare le responsabilità con la certezza che la verità, per quanto dolorosa, possa emergere.

Resta il peso di un vuoto incolmabile e la richiesta di una giustizia che, al di là delle decisioni procedurali, possa restituire un senso di pace alla famiglia Stevanovic e a tutta la comunità di Creazzo.

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