In un contesto sociale segnato da un’intensificazione di proposte che, nel rito del primo giorno di scuola, puntano a focalizzare l’attenzione – spesso attraverso momenti di silenzio – sulle tragiche vicende di Gaza, l’Unione delle Comunità ebraiche italiane (UCEI) esprime una profonda preoccupazione.
Questa reazione non nasce da indifferenza verso la sofferenza altrui, bensì da un’imperiosa necessità di tutelare i principi fondamentali che permeano l’istituzione scolastica: il rispetto, l’equilibrio, la capacità di elaborazione critica e la promozione di una cittadinanza consapevole.
La scuola, per sua natura, è un luogo di incontro, di apprendimento e di crescita, un microcosmo che riflette la complessità del mondo.
Impostare iniziative unilaterali, che si focalizzano esclusivamente su una singola narrazione, rischia di compromettere questa funzione essenziale.
Il dolore è universale e merita di essere riconosciuto nella sua interezza, evitando semplificazioni che possono generare divisioni e pregiudizi.
L’UCEI, nel suo appello al Ministro dell’Istruzione, sottolinea che il primo giorno di scuola dovrebbe rappresentare un momento di riflessione che abbracci tutte le vittime innocenti, ovunque nel mondo.
Non solo i bambini palestinesi che soffrono le conseguenze del conflitto, ma anche i bambini israeliani, alcuni dei quali ancora prigionieri, orfani, feriti o traumatizzati dagli orrori del 7 ottobre, data che ha segnato un capitolo indelebile di violenza e terrore.
Non dimenticare i bambini ucraini, segnati dalla guerra e dalla perdita, significa affermare un’attenzione universale per la sofferenza infantile.
L’istruzione, in questo senso, deve fornire gli strumenti per comprendere la complessità del conflitto israelo-palestinese, per analizzare le diverse prospettive e per promuovere una cultura della pace basata sul dialogo e sulla comprensione reciproca.
Concentrarsi esclusivamente su un aspetto del problema, senza considerare il contesto storico, politico e sociale più ampio, rischia di alimentare l’odio e la polarizzazione, anziché promuovere la riconciliazione.
Il dovere della scuola è quello di educare alla tolleranza, all’empatia e alla responsabilità, incoraggiando gli studenti a sviluppare un pensiero critico e indipendente.
Questo richiede un approccio equilibrato e inclusivo, che tenga conto delle diverse esperienze e delle diverse prospettive.
La compassione non deve essere selettiva; l’umanità ci impone di riconoscere il dolore di tutti i bambini, indipendentemente dalla loro origine o dalla loro fede.
Il primo giorno di scuola dovrebbe essere un’occasione per ricordare che la pace è un obiettivo comune che richiede sforzi condivisi e un impegno costante.