domenica 14 Settembre 2025
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Reggio Calabria: Svolta Antimafia, Smascherata Rete di Spaccio Collegata alla ‘Ndrangheta

Reggio Calabria: Disarticolata Organizzazione Criminale Dedita al Traffico di Stupefacenti e Allacciata alla ‘NdranghetaUn’operazione ad ampio respiro ha portato all’arresto di diciotto individui a Reggio Calabria, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, armi e estorsione.

L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli, evidenzia la complessità e la ramificazione di un’organizzazione criminale radicata nel tessuto urbano di Reggio Calabria.

L’inchiesta, protrattasi per quasi un anno e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria, ha focalizzato l’attenzione sul quartiere di Catona, una delle aree periferiche a nord della città, dove movimenti sospetti attorno a un’abitazione, identificata come fulcro dell’attività illecita, avevano destato l’attenzione dei militari.
L’installazione di un sistema di videosorveglianza, combinata con intercettazioni telefoniche, ambientali e informatiche, ha permesso di ricostruire le dinamiche operative del gruppo, identificando un embrionale organico dedicato allo spaccio di stupefacenti e ponendo in luce collegamenti con altre aree del territorio reggino e con la piana di Gioia Tauro, estendendosi anche in Sicilia.

L’attività criminale, descritta nel provvedimento cautelare come una “solida attività imprenditoriale”, si concentrava sulla distribuzione di cocaina, marijuana e hashish, coinvolgendo anche un minorenne, sia come spacciatore che come consumatore.

L’organizzazione aveva strutturato il proprio sistema per garantire un flusso costante di stupefacenti, sfruttando contatti consolidati nell’ambiente criminale.
Particolarmente significativa è l’individuazione del ruolo del capo dell’organizzazione, nipote di un esponente apicale della ‘ndrangheta di Archi, che ha permesso di inquadrare il sodalizio all’interno di una più ampia rete criminale.
La droga veniva stoccata in immobili abbandonati e appartamenti presi in affitto, trasformati in vere e proprie basi logistiche e piazze di spaccio, sorvegliate da “vedette” incaricate di segnalare eventuali controlli delle forze dell’ordine.

I proventi illeciti, una volta accumulati, venivano distribuiti tra i membri del gruppo e servivano anche a sostenere uno dei sodali già detenuto per possesso ingente di stupefacente.
Un elemento particolarmente allarmante emerso durante le indagini è la capacità del presunto capo, anche durante la sua detenzione, di coordinare l’attività illecita impartendo direttive ai suoi spacciatori, grazie alla mediazione di familiari durante i colloqui in carcere, evidenziando una pericolosa capacità di controllo e di adattamento all’ambiente detentivo.
L’inchiesta restituisce il quadro di un’organizzazione criminale ben strutturata, capace di sfruttare ogni risorsa disponibile e di mantenere un elevato grado di controllo sul territorio, richiedendo un impegno costante e coordinato da parte delle istituzioni per contrastare efficacemente il fenomeno della criminalità organizzata.

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