venerdì 12 Settembre 2025
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Inflazione USA: CPI a 2,9%, preoccupazioni per la Fed.

L’inflazione negli Stati Uniti, misurata dall’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI), ha mantenuto una traiettoria ascendente, confermando le proiezioni degli analisti e segnalando un’evoluzione più rapida rispetto al mese precedente.
I dati di agosto, pubblicati recentemente, indicano un aumento complessivo del 2,9%, un incremento marginale rispetto al 2,7% registrato a luglio.

L’andamento mensile rivela una dinamica più vigorosa, con un rialzo dello 0,4%, superando le aspettative di un aumento dello 0,3% previste dai mercati finanziari.

Questo dato mensile, sebbene apparentemente contenuto, solleva interrogativi sull’efficacia delle politiche monetarie attuali e sulla potenziale necessità di un intervento più deciso da parte della Federal Reserve.

L’aumento generalizzato dei prezzi al consumo riflette una combinazione di fattori, tra cui la persistente domanda interna, le interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali, e l’aumento dei costi energetici.

In particolare, i prezzi di alloggi, cibo, trasporti e servizi sanitari hanno contribuito significativamente all’inflazione complessiva.
L’incremento dei costi per l’affitto, ad esempio, continua a rappresentare una sfida per molte famiglie americane, mentre l’aumento del costo dei carburanti impatta direttamente sulla mobilità e sui prezzi di beni e servizi.
L’indice core CPI, che esclude i prezzi volatili di alimentari ed energia, ha mostrato un incremento del 2,4% su base annua, leggermente al di sopra delle aspettative.
Questo dato, considerato più indicativo dell’inflazione di fondo, suggerisce che le pressioni inflazionistiche sono diffuse in diversi settori dell’economia.

Le reazioni del mercato finanziario sono state contrastanti.

Se da un lato l’andamento leggermente superiore alle aspettative ha rafforzato le aspettative di un ulteriore aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, dall’altro lato la prudenza prevale, considerando le incertezze geopolitiche e il rischio di una recessione globale.
L’attenzione degli osservatori rimane ora puntata sulle prossime pubblicazioni di dati economici, in particolare sui numeri relativi al mercato del lavoro e sulla risposta della Federal Reserve.
Un’inflazione persistente al di sopra del target del 2% potrebbe portare a un inasprimento più aggressivo della politica monetaria, con potenziali implicazioni negative per la crescita economica.

La sfida per la Federal Reserve è quella di bilanciare la necessità di controllare l’inflazione con il rischio di soffocare la ripresa economica.
La comunicazione da parte della banca centrale, in questo contesto, assume un ruolo cruciale per guidare le aspettative del mercato e minimizzare la volatilità.

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