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Basile, sentenza: condanna e assoluzioni nel caso dell’Università di Catania.

La vicenda giudiziaria che ha visto protagonista Francesco Basile, ex rettore dell’Università di Catania, si è conclusa con una sentenza che, pur non eliminando completamente la sua responsabilità penale, ne ha delineato i contorni in un quadro complesso di addebiti e assoluzioni.

Basile è stato condannato a due anni e dieci mesi di reclusione per concussione e tentata concussione, con l’applicazione delle attenuanti generiche che, sebbene riducano la pena, non ne cancellano l’effetto deterrente.
In aggiunta alla reclusione, il giudice ha disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione, misure che ne limitano significativamente la possibilità di ricoprire ruoli istituzionali e di interagire con enti pubblici, a eccezione dell’ottenimento di servizi essenziali.
È stato inoltre condannato al pagamento di una somma a carico del Fondo Unico per la Giustizia.
L’assoluzione dall’accusa di corruzione rappresenta un elemento cruciale della sentenza, suggerendo che, pur avendo agito in modo irregolare, le sue azioni non rientravano nella definizione giuridica di corruzione propriamente intesa.

Questa distinzione sottolinea la complessità delle dinamiche intercorse durante l’organizzazione di un importante congresso medico nel 2021, al centro dell’indagine.

Le accuse vertevano principalmente su presunte pressioni esercitate da Basile nei confronti della società organizzatrice, che avrebbero portato al pagamento di fatture per servizi considerati non necessari.
L’inchiesta, che ha scosso la comunità accademica e politica catanese, ha visto anche coinvolti altri soggetti, tutti assolti in via definitiva.
Barbara Mirabella, ex assessore comunale, inizialmente collocata ai domiciliari durante la campagna elettorale regionale, è stata assolta con formula piena (“il fatto non sussiste”), insieme agli imprenditori campani Sabrina Rubeo ed Eugenio Marzullo, all’imprenditore etneo Giovanni Trovato e alle società New congress srl ed Expo srl.

Questa assoluzione totale, su conforme richiesta del pubblico ministero, Fabio Regolo, implica che il giudice non ha riscontrato prove sufficienti a dimostrare la loro partecipazione ai presunti illeciti.

La richiesta di risarcimento danni avanzata dalla parte civile è stata respinta, indicando una mancanza di collegamento diretto tra le azioni dei convenuti e i danni lamentati.
La sentenza, pur rispettando i principi del giusto processo, apre inevitabilmente la strada a possibili impugnazioni.

Gli avvocati Angelo Pennisi e Attilio Floresta, legali di Francesco Basile, hanno espresso la loro intenzione di ricorrere, sottolineando la necessità di una rivalutazione dei fatti alla luce delle nuove evidenze emerse nel corso del giudizio.

Parallelamente, i legali di Barbara Mirabella, Maria Licata e Ivan Albo, e quelli di Giovanni Trovato, Rosario Pennisi ed Enzo Mellia, hanno manifestato la loro soddisfazione per le assoluzioni ottenute, confermando la loro fiducia nel corretto operato della giustizia.
La vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla governance delle istituzioni pubbliche, sulla trasparenza nell’affidamento di servizi e sulla necessità di rafforzare i controlli interni per prevenire abusi e irregolarità.

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