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Sestri Ponente, mistero sulla morte di Mohammad Mofazzal

La scomparsa di Mohammad Mofazzal, giovane di ventidue anni proveniente dal Bangladesh, ha lasciato un velo di mistero e dolore sulla comunità di Sestri Ponente.

Il 7 settembre, la sua vita si è interrotta bruscamente a seguito di una caduta da un’elevata struttura lungo il corso del rio Molinassi, un evento che ha sollevato interrogativi e generato diverse ipotesi.
Le prime ricostruzioni, basate sull’analisi dei dati provenienti da un sistema di videosorveglianza posizionato in prossimità del luogo dell’incidente, suggeriscono uno scenario inquietante: Mofazzal, seduto sul parapetto, sembrava distratto, concentrato sullo schermo del suo cellulare, nel momento immediatamente precedente la caduta.

L’intervallo di tempo tra le immagini catturate dalla centralina, fissato a intervalli di quindici minuti, crea un lasso di silenzio visivo, un vuoto di un quarto d’ora che rende impossibile una ricostruzione precisa degli ultimi istanti del giovane.

Questo gap temporale, sebbene funzionale al corretto funzionamento del sistema, amplifica il senso di incompletezza e incertezza che avvolge la vicenda.

Le indagini condotte dai Carabinieri si orientano verso una tragica concidenza di fattori: un incidente dovuto a una disattenzione, o forse un malore improvviso, che lo ha colto mentre si trovava in posizione precaria.
Al momento, l’ipotesi di un intervento esterno, di una dinamica che coinvolga terzi soggetti, risulta essere esclusa.

Il giovane, impiegato in una ditta in subappalto alla Fincantieri, si trovava in stato di disoccupazione al momento del decesso.

La violenza dell’impatto, da un’altezza stimata in circa tre metri, ha causato lesioni gravi alla testa, determinando l’esito fatale.
La scoperta del corpo è avvenuta per caso, da parte di un passante intento a portare a spasso il proprio cane, un dettaglio che accentua ulteriormente la drammaticità della situazione.
La vicenda solleva, al di là delle immediate implicazioni investigative, interrogativi più ampi sulla fragilità umana, la responsabilità individuale e il ruolo della tecnologia nella sorveglianza e nella percezione della sicurezza.
L’uso di sistemi di videosorveglianza, pur offrendo strumenti utili per la prevenzione e l’investigazione, non è esente da limiti, come dimostra il vuoto informativo creato dall’intervallo temporale tra le riprese.
La comunità locale, profondamente scossa, piange la perdita di un giovane uomo, lasciandosi alle spalle un senso di sgomento e una richiesta di verità, nel tentativo di comprendere appieno le circostanze che hanno portato a questa tragica conclusione.

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