domenica 14 Settembre 2025
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Aggressione a Ronchi dei Legionari: allarme per la libertà di stampa.

L’aggressione subita dal giornalista del Telegiornale Rai, Maurizio Mervar, durante la copertura di una manifestazione presso la sede Leonardo a Ronchi dei Legionari, rappresenta una profonda ferita alla libertà di stampa e un campanello d’allarme per l’intero ecosistema democratico.

La denuncia, prontamente diffusa dal sindacato dei giornalisti Rai-Unirai, non si limita a esprimere vicinanza al collega, ma solleva questioni di portata ben più ampia.
L’episodio, pur senza conseguenze fisiche gravi, evidenzia una deriva preoccupante nell’esercizio del dissenso e nella percezione del ruolo del giornalista.
L’accusa infamante e antisemita rivolta a Mervar – “servo del sionismo” – non è una semplice manifestazione di rabbia, bensì un tentativo di screditare, intimidire e silenziare chi ha il compito di informare il pubblico.

Si tratta di un attacco diretto alla professionalità, all’integrità e, in ultima analisi, alla stessa dignità del giornalista.
Questo incidente si inserisce in un contesto più ampio di crescente polarizzazione del dibattito pubblico, dove la disinformazione, le fake news e l’odio online contribuiscono a creare un clima di sospetto e ostilità verso i media.

La crescente difficoltà per i giornalisti di svolgere il proprio lavoro in sicurezza, spesso sotto minaccia e intimidazione, mina la capacità del pubblico di accedere a informazioni accurate e imparziali.

La libertà di stampa non è un privilegio concesso ai giornalisti, ma un diritto fondamentale di ogni cittadino.

È un pilastro essenziale per la trasparenza, l’accountability e la partecipazione democratica.
Quando questa libertà viene violata, non è solo un danno per i professionisti dell’informazione, ma per l’intera società.
Il sindacato Unirai, con la propria presa di posizione, ribadisce l’importanza di difendere attivamente questo diritto, promuovendo il rispetto reciproco, la tolleranza e la responsabilità nell’uso dei mezzi di comunicazione.
È imperativo contrastare ogni forma di violenza verbale e fisica nei confronti dei giornalisti, educando alla cultura della legalità e promuovendo un dialogo costruttivo, anche in contesti di forte dissenso.
L’incidente di Ronchi dei Legionari non deve rimanere un episodio isolato, ma stimolare una riflessione collettiva sul ruolo dei media, sulla responsabilità individuale e sulla necessità di proteggere i valori democratici che fondano la nostra convivenza civile.

È un monito a non cedere alla tentazione della semplificazione, dell’odio e della violenza, ma a perseverare nella ricerca della verità e nella difesa della libertà di informazione, pilastro imprescindibile di una società giusta e democratica.

Il silenzio, in questi frangenti, sarebbe la più grave delle complicità.

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