giovedì 18 Settembre 2025
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Precariato al Tribunale: la Fp Cgil sciopera

La crescente ondata di precariato che affligge il sistema giudiziario delle Marche, e per estensione l’intero Paese, ha portato la Fp Cgil a proclamare uno sciopero di protesta.
Il presidio, fissato per domani in piazza del Plebiscito, rappresenta un atto di mobilitazione volto a sensibilizzare l’opinione pubblica e a sollecitare il governo ad affrontare con urgenza una situazione insostenibile.
Si tratta di dodicimila unità di personale, funzionari, tecnici, data entry, che operano a tempo determinato all’interno del Ministero della Giustizia, il cui precario futuro contrattuale si materializza a giugno 2026.

Questa condizione di incertezza non è solo una questione di diritti individuali, ma solleva un problema di efficienza e responsabilità pubblica.
L’investimento di oltre due milioni di euro provenienti dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), destinati alla formazione e alla specializzazione di questo personale, rischia di essere vanificato se non si garantisce una successiva stabilizzazione.
L’assenza di risorse finanziarie adeguate da parte del governo, in questo momento, configura una grave lacuna nella programmazione strategica del sistema giudiziario.
La realtà delle sedi legali delle Marche, come la Corte d’Appello di Ancona e il Tribunale di Urbino, è particolarmente critica: il personale a tempo determinato costituisce quasi la metà dell’organico complessivo.
Questo dato, lungi dall’essere un’anomalia locale, riflette una problematica strutturale che mina la stabilità e la continuità del servizio giustizia.
I recenti rapporti congiunti, elaborati dal Ministero della Giustizia e dalla Banca d’Italia, hanno quantificato l’impatto negativo del precariato: un rallentamento nello smaltimento di circa 100.000 procedimenti civili in un singolo anno, un dato allarmante che incide significativamente sull’arretrato ereditato dal 2019.
Allo stesso tempo, è innegabile che, grazie all’impegno di queste risorse precarie, siano state evase circa 150.000 pratiche civili e penali in più, contribuendo a garantire, seppur in condizioni di estrema difficoltà, il diritto dei cittadini a una giustizia tempestiva ed equa.
La stabilizzazione del personale precario non è quindi una mera questione di equità sociale, ma una condizione imprescindibile per assicurare l’efficienza, la continuità e la credibilità del sistema giudiziario, preservando al contempo il valore degli investimenti pubblici e garantendo il diritto fondamentale dei cittadini a un accesso rapido e giusto alla tutela legale.
Lo sciopero di domani è un segnale forte e inequivocabile: la priorità deve essere il futuro del sistema giustizia e il riconoscimento del contributo fondamentale di chi vi opera, a prescindere dalla precarietà contrattuale.

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