Il dibattito sull’imminente cessione del mitico stadio San Siro a favore di Inter e Milan riemerge con forza, alimentato dalla persistente mobilitazione del “Comitato Referendum X San Siro”.
A pochi giorni dall’immissione in discussione, in seno alla giunta comunale, la delibera che sancisce la vendita, il Comitato ribadisce con determinazione la necessità di un coinvolgimento diretto dei cittadini nella decisione cruciale che ne determinerà il futuro.
L’istanza referendaria, precedentemente respinta dal Collegio dei Garanti comunali, viene ora riproposta con rinnovato vigore, sostenuta dalla convinzione che le circostanze siano nuovamente propizie a garantire un’espressione democratica sul destino del Meazza.
Anna Camposampiero, presidente del Comitato, ha sottolineato in una conferenza stampa come l’importanza di offrire alla comunità milanese la possibilità di esprimere la propria voce, superando un processo decisionale percepito come eccessivamente concentrato nelle mani di pochi.
Il Comitato Referendum X San Siro intende formalizzare nuovamente la richiesta al Collegio dei Garanti, presentando due quesiti distinti ma interconnessi.
Il primo, di natura abrogativa, mira a cancellare la delibera che definisce l’interesse pubblico legato alla costruzione del nuovo stadio, sollevando interrogativi sull’effettiva valutazione dei benefici per la collettività rispetto ai privati interessi in gioco.
Il secondo, propositivo, si concentra sulla possibilità di un intervento di ristrutturazione del Meazza esistente, un’alternativa che potrebbe preservare la storia e l’identità del luogo, evitando la demolizione e la costruzione ex novo.
La riproposizione dei quesiti referendari non è solo una battaglia legale, ma rappresenta un atto di resistenza democratica.
Il percorso è arduo, poiché l’approvazione del Collegio dei Garanti è tutt’altro che scontata.
Qualora l’ok venisse concesso, il Comitato dovrà poi raccogliere un numero significativo di firme, pari a quattordicimila, per portare la questione al voto popolare.
Si tratta di un’impresa impegnativa, che richiede un ampio sostegno da parte della cittadinanza milanese, desiderosa di partecipare attivamente a plasmare il futuro del suo patrimonio sportivo e culturale.
La questione, quindi, trascende la semplice gestione di un impianto sportivo e si radica in un più ampio dibattito sulla partecipazione democratica e la tutela del bene comune.