Il festival internazionale di stile, oggetto di accese discussioni e scarsa inclusività, ha deluso le aspettative del direttore artistico Thomas Jolly che mirava a far sentire rappresentati tutti i partecipanti. Tuttavia, il risultato è stato esattamente l’opposto: molti si sono sentiti emarginati e soprattutto non rispettati nelle loro diverse sensibilità. Questo è quanto evidenziato da Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, sulla sua pagina Facebook.Roccella approfondisce la questione citando un articolo dello Spectator che mette in luce la predominante supremazia di un “wokismo” importato dall’America, definito come una manifestazione dell’imperialismo culturale americano. Al centro di questo fenomeno ci sono concetti quali transgenderismo, fluidità di genere e multiculturalismo, elementi che caratterizzano una cultura profondamente escludente e divisiva. Tale cultura si discosta notevolmente dal senso comune della maggioranza della popolazione (come dimostrano anche gli Stati Uniti, dove le campagne elettorali sono sempre più radicalizzate e divisive), andando in contrasto con lo spirito originario delle Olimpiadi: unire attraverso una competizione sportiva leale fondata sul reciproco rispetto.La Francia ha sempre difeso strenuamente la propria identità linguistica e culturale, evitando ogni forma di colonizzazione e preservando la propria grandeur. Pertanto, risulta ancor più sorprendente la scelta fatta nel contesto del festival menzionato. Roccella conclude esaltando l’Italia e i suoi atleti come simboli da celebrare in questo contesto.
Il festival internazionale di stile e le divisioni culturali: riflessioni della ministra Roccella
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