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Varcaturo, Giugliano: Orrore in Casa, Madre e Figlia Torturate

Un’ondata di violenza inaudita si è abbattuta su un’abitazione a Varcaturo, alla periferia di Giugliano, svelando un dramma di maltrattamenti protratti nel tempo e culminati in un atto di aggressione fisica nei confronti di madre e figlia.

Un uomo di 61 anni, ora in stato di arresto, è accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, un quadro criminale che emerge dalle testimonianze e dalle prove raccolte dai Carabinieri.

L’allarme è scattato a seguito delle urla disperate provenienti dall’appartamento, intercettate dai militari intervenuti.
Ad aprire la porta era un uomo visibilmente alterato, ma la narrazione degli eventi è stata brutalmente interrotta dal diretto responsabile, che non ha mostrato alcun timore di fronte all’autorità.

La figlia, una giovane donna di 31 anni, ha tentato di esporre le vessazioni subite, ma il padre l’ha subito zittita, sigillando un silenzio fatto di paura e rassegnazione.

La scena che si è presentata ai Carabinieri era sconvolgente.

La figlia, con il volto tumefatto, il naso sanguinante e la maglietta imbrattata di sangue, testimoniava fisicamente la violenza appena subita.

La madre, 57 anni, presentava multiple contusioni, la cui gravità rivelava un passato di abusi reiterati.
L’intervento del Comandante della Stazione Carabinieri è stato cruciale per creare un clima di fiducia e incoraggiare la vittima a rilasciare una deposizione completa.
Dalle sue parole è emerso un quadro agghiacciante: anni di insulti, umiliazioni e aggressioni fisiche, un vero e proprio inferno domestico che le due donne hanno sopportato in silenzio, intrappolate in una dinamica di dipendenza psicologica e paura.

Le fotografie mostrate alla presenza dei militari hanno rivelato la progressione della violenza nel tempo, documentando ferite e tumefazioni su entrambe le vittime.

Un episodio particolarmente sconvolgente è stato denunciato: l’uomo avrebbe strappato il cuoio capelluto alla moglie, donna invalida, in un atto di sadismo e mancanza di rispetto che testimonia la sua profonda disumanità.
Questo caso, al di là della sua singolarità, solleva urgenti riflessioni sulla persistenza della violenza domestica, sulla difficoltà per le vittime di rompere il silenzio e sulla necessità di rafforzare i servizi di supporto e protezione.
L’arresto dell’uomo rappresenta un primo passo, ma la sfida più grande rimane quella di prevenire e contrastare la cultura della violenza, offrendo alle donne strumenti e risorse per liberarsi dalla paura e ricostruire la propria dignità.

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