Il profumo di limoni e salsedine, un tempo intrecciato all’effervescenza di shaker e bicchieri, ora si fonde con l’odore di cera d’api e legno antico nel convento di Napoli.
Antonio Ballatore, mazarese quarantenne, ha tracciato un percorso inaspettato, abbandonando la frenesia di una vita terrena per abbracciare la solitudine contemplativa dell’ordine dei Frati Minori Rinnovati, assumendo il nome di Fra Stefano Maria del Sacro Cuore di Gesù.
La trasformazione non è stata una scelta improvvisa, ma l’esito di una profonda crisi esistenziale.
Fino ai ventisette anni, la sua esistenza si era svolta secondo i ritmi comuni: la famiglia, la passione per il calcio, l’impegno in palestra, il lavoro manuale, prima come imbianchino e poi dietro al bancone di un bar.
Una vita apparentemente piena, che però si rivelava fragile, intaccata da un senso di vuoto inestricabile.
Lo sport, tentativo disperato di riempire quel vuoto, si rivelò un palliativo.
Un altro sogno, quello di servire lo Stato entrando nell’Arma dei Carabinieri, fu infranto da una condizione fisica preesistente, un’anomalia cardiaca che lo costrinse ad accettare un limite inatteso.
Quel crollo fisico ed emotivo si acuì con un’esperienza in Germania, dove lavorava come barman.
Un virus inatteso lo gettò in una spirale di sofferenza fisica e psichica, un vero e proprio tracollo che lo isolò profondamente.
La guarigione, pur difficile, fu il preludio a una nuova consapevolezza.
L’atto di ringraziamento, la partecipazione a una messa, segnò un punto di svolta, aprendo un varco verso la fede.
Tornato in Sicilia, l’incontro con don Vincenzo Aloisi e la comunità Betlemme di Èfrata si rivelò cruciale.
Fu lì che Antonio Ballatore iniziò a confrontarsi con la spiritualità francescana, un percorso di povertà, umiltà e servizio al prossimo.
La condivisione del suo cambiamento con il padre fu un momento di profonda commozione.
Il sostegno incondizionato del genitore, la sua approvazione immediata, fu percepito come un intervento divino, una conferma che la strada intrapresa era quella giusta.
Fra Stefano Maria del Sacro Cuore di Gesù, oggi, incarna un esempio di conversione profonda, una testimonianza che dimostra come anche le vite più apparentemente comuni possano essere pervase da un desiderio di trascendenza, un anelito all’incontro con il divino che può portare a scelte inaspettate e radicali.
La sua storia è un monito sull’importanza di ascoltare la voce interiore, anche quando questa ci conduce lontano dai percorsi convenzionali, e un invito a cercare un significato più profondo nell’esperienza umana, al di là delle apparenze e delle ambizioni terrene.
Il cammino francescano, ora, è la sua nuova vocazione, un servizio umile e costante nel nome di Cristo, lontano dalla frenesia e dalle illusioni del mondo.