“La cultura a Torino: riflessioni sull’intrattenimento e la trasformazione sociale”

Date:

05 agosto 2024 – 07:45

Viviamo in un’epoca in cui l’intrattenimento regna sovrano, suscitando le “passioni tristi” di cui parla Gianluigi Ricuperati, mio ex allievo alla scuola Holden. L’intrattenimento è distante dalla cultura, e da qui prende avvio la riflessione di Gabriele Vacis sullo stato della cultura a Torino. Ma è forse un fenomeno esclusivo della nostra città? Al contrario, si riscontra in molte altre metropoli come Milano, Roma o Parigi. Negli anni passati al parco Sempione si assisteva a spettacoli come La gatta Cenerentola, che per un giovane proveniente dalla periferia rappresentava una vera rivoluzione. I concerti nelle chiese e la Nona sinfonica del 1975 in piazza San Carlo erano eventi innovativi che generavano passioni allegre.Oggi pur continuando a riproporre queste manifestazioni, quando si replica ciò che è stato creato quarant’anni fa tutto sembra ridursi all’intrattenimento fine a sé stesso. Dobbiamo interrogarci su cosa possa oggi avere la stessa capacità trasformativa sulla vita delle persone. Wendy Steiner, studiosa americana, sostiene che bellezza e arte sono state a lungo prigioniere della forma, ma il loro futuro risiede nell’interazione.Durante le Olimpiadi del 2006, i veri protagonisti furono i 4.000 volontari che animavano il palcoscenico e con cui collaborammo per mesi; quella fu autentica cultura. I cittadini torinesi percepirono il cambiamento nella propria città e si impegnarono attivamente. Oggi dobbiamo ricostruire realtà condivise: decentralizzare la cultura non solo è giusto ma necessario.Negli anni ’60 e ’70 Torino vantava uno Stabile diretto da un collettivo che produceva spettacoli internazionali; contemporaneamente Giuliano Scabia si occupava dei più deboli portando il grande teatro nei quartieri popolari. Oggi prevalgono gli appalti pubblici mentre per riaccendere le passioni allegre occorre stimolare il dibattito culturale accogliendo opinioni divergenti e favorendo discussioni appassionate.Le amministrazioni locali agiscono entro i limiti dei fondi disponibili senza incoraggiare l’innovazione; apprezzo l’impegno dell’assessora Purchia con cui ho collaborato fin dai tempi di Ronconi. Se il grande intrattenimento ha conquistato le piazze, la vera cultura risiede nei giovani che praticano teatro per strada o frequentano musei come il Carignano o il Regio.Investire nell’istruzione è fondamentale: i giovani non sono disinteressati né alienati dall’impegno sociale. Attraverso progetti come PoEM promossi da ventenni possiamo portare sul palco tragedie antiche coinvolgendo le scuole nel dialogo politico. Recuperare spazi abbandonati tramite lavori di ristrutturazione permetterebbe ai cittadini di diventare creatori anziché temere l’horror vacui: la non destinazione d’uso aprirebbe nuove possibilità creative per tutti i cittadini.

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