L’appuntamento dell’Angelus a Piazza San Pietro si è trasformato in un potente appello alla pace, con il Papa che ha espresso profonda ammirazione per le iniziative di solidarietà rivolte alla popolazione di Gaza.
Davanti a un’affluenza di fedeli, il Pontefice ha riconosciuto il prezioso lavoro svolto dalle associazioni cattoliche, sottolineando come l’impegno per il prossimo, in particolare in contesti di profonda sofferenza, permei l’intera comunità ecclesiale, estendendosi ben oltre i confini della Città del Vaticano.
Il suo intervento ha superato la semplice espressione di apprezzamento, elevandosi a un monito urgente e un invito all’azione.
Papa Francesco ha ribadito con forza che un futuro prospero e duraturo non può mai fondarsi su fondamenta di violenza, di deportazioni forzate o di un perpetuo ciclo di vendette.
Questi elementi, ha affermato, non sono che sintomi di una profonda crisi di umanità, una perdita di dignità che affligge le persone e le comunità.
L’auspicio del Papa si è focalizzato sulla necessità impellente di pace, non intesa come mera assenza di conflitto, ma come un costruttivo processo di riconciliazione e di giustizia.
Chi ama veramente il prossimo, ha dichiarato, si dedica con perseveranza alla costruzione della pace, non attraverso il potere o la forza, ma attraverso il dialogo, l’empatia e la ricerca di soluzioni condivise.
Il suo appello si è rivolto non solo ai fedeli presenti a Piazza San Pietro, ma a tutti coloro che si sentono responsabili della pace nel mondo.
Ha esortato i leader religiosi, i rappresentanti politici e ogni singolo individuo a impegnarsi attivamente per promuovere una cultura di rispetto, comprensione e cooperazione.
Il futuro di Gaza, e in realtà il futuro di tutta l’umanità, dipende dalla nostra capacità di superare le divisioni e di abbracciare un orizzonte di speranza e di riconciliazione.
L’applauso lungo e sentito dei fedeli ha sancito l’eco di un messaggio universale: la pace è possibile, ma richiede un impegno collettivo e incessante.