Il bacino del Lago di Como, martoriato da un evento meteorologico di inaudita intensità, sta affrontando una crisi idrica senza precedenti.
Oltre sessanta millimetri di pioggia, riversati durante la notte appena trascorsa, si sommano a un quantitativo di precipitazioni già eccezionale accumulato nelle ventiquattro ore precedenti, superando i 170 millimetri.
Questa combinazione di fattori ha innescato una serie di eventi calamitosi che stanno mettendo a dura prova la resilienza del territorio e delle comunità locali.
L’emergenza si è manifestata con virulenza dopo la mezzanotte, quando l’impossibilità di contenere il deflusso delle acque ha portato all’inondazione del centro cittadino.
Strade e piazze, un tempo simbolo di bellezza e vitalità, si sono trasformate in fiumi in piena, sommerse da un impasto di fango, detriti e materiale organico trascinato dalle acque impetuose.
La decisione, prontamente assunta dagli agenti della Polizia Locale, di chiudere il lungolago e altre arterie strategiche, seppur necessaria per garantire la sicurezza pubblica, testimonia la gravità della situazione.
Al di là dell’immediato impatto visivo e dei danni materiali, questo evento meteorologico estremo solleva interrogativi cruciali sulla vulnerabilità del territorio e sull’adeguatezza delle infrastrutture idrauliche.
Il bacino del Lago di Como, con la sua complessa rete di corsi d’acqua e la sua conformazione orografica, è particolarmente sensibile a fenomeni di questo tipo.
La crescente intensità degli eventi meteorologici, un trend preoccupante legato ai cambiamenti climatici, esacerba ulteriormente il rischio idrogeologico.
La gestione del bacino idrografico, la manutenzione dei corsi d’acqua, l’efficacia dei sistemi di allerta precoce e la pianificazione del territorio diventano quindi imperativi assoluti.
Non si tratta solo di affrontare l’emergenza, ma di ripensare il nostro rapporto con il territorio, adottando soluzioni innovative e sostenibili che ci permettano di ridurre la nostra vulnerabilità e di proteggere le comunità.
La ricostruzione post-alluvione dovrà essere l’occasione per un cambio di paradigma, orientato alla prevenzione, all’adattamento e alla resilienza.
La fragilità del sistema idrico, messa a nudo da questa crisi, richiede un impegno collettivo e un investimento strategico per garantire un futuro più sicuro e sostenibile per il Comasco e per l’intero bacino del Lago di Como.