Un senso di liberazione, quasi inatteso, ha pervaso Franca Berto.
La notizia della grazia concessa a Massimo Zen, giunta tramite fonti attendibili, segna la conclusione di un capitolo doloroso, un periodo di profonda angoscia per la coppia che risiedeva a Cittadella.
La scarcerazione, sebbene le tempistiche burocratiche rimangano oscure, riapre le porte a un futuro che sembrava compromesso.
L’evento che ha segnato profondamente la loro vita è legato ad una notte del 22 aprile 2017 a Barcon di Vedelago, quando Massimo Zen, durante un tentativo di furto ad un bancomat, fu implicato nella morte di Manuel Major, colpito da un proiettile.
Un evento tragico che ha comportato una condanna e un periodo di reclusione che ha pesato sulla coppia e sulla comunità.
“Ieri sera, parlando con Massimo, ho riso per la prima volta dopo un’eternità.
Abbiamo iniziato a progettare il futuro,” racconta Franca, la voce intrisa di un’emozione palpabile.
L’attesa della notifica formale della grazia è carica di significato: solo allora, forse, Massimo potrà interiorizzare pienamente la sua liberazione.
L’impatto della vicenda ha generato un’onda di solidarietà che ora si concretizzerà in una celebrazione collettiva.
Un pullman affitterà i sostenitori per accogliere Massimo a Verona.
La ricostruzione della sua vita prevede l’accesso ai servizi sociali e la ricerca di un nuovo impiego, diverso dal precedente ruolo di guardia giurata.
Franca esprime fiducia nelle capacità e nell’adattabilità di Massimo, evidenziandone la versatilità e la potenziale capacità di reinventarsi con il supporto della rete di persone che lo hanno sostenuto.
La coincidenza con l’anniversario del loro vincolo, celebrato undici anni prima sull’isola di Lampedusa, aggiunge un’ulteriore dimensione emotiva all’evento.
Il ricordo di quel giorno, simbolo di promesse e speranze, si fonde con la gioia della ritrovata libertà, creando un momento di profonda commozione e rinnovato ottimismo per il futuro che li attende, un futuro intriso di significato e di possibilità.
La vicenda, al di là del suo carattere drammatico, sottolinea l’importanza del sostegno reciproco, della resilienza e della capacità di ricostruire la propria esistenza anche dopo le esperienze più dolorose.