venerdì 26 Settembre 2025
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Genova

Furto agli Oncologici: Un Predatore Sfrutta la Fragilità dei Pazienti

Un’ombra si è insinuata nel cuore pulsante dell’Istituto Scientifico Tumori di Genova, manifestandosi con una meschinità che rasenta l’incredibile: un uomo, Stefano Boleto, cinquantunenne con un passato costellato di reati contro il patrimonio, ha sfruttato la vulnerabilità di pazienti oncologici, appena tornati debilitati dalla chemioterapia, per perpetrare una serie di furti effrenti.
L’arresto, operato dagli investigatori della Squadra Mobile genovese sotto la direzione del procuratore Luca Monteverde, ha posto fine a un’attività criminale premeditata e particolarmente riprovevole.
Le indagini, avviate a seguito di due furti denunciati ad agosto all’interno del complesso ospedaliero San Martino, hanno permesso di ricostruire una dinamica inquietante.
Boleto, con un’astuta strategia, si presentava in ospedale spacciandosi per un parente dei pazienti, infiltrandosi nell’ambiente fragile e carico di sofferenza.
La sua tecnica era spietata: dopo essersi sostituito con abiti diversi, si introduceva nelle stanze, approfittando della debolezza fisica e emotiva delle vittime, per sottrarre dispositivi elettronici come tablet e cellulari.
L’obiettivo era chiaro: rivendere la refurtiva nel centro storico genovese, alimentando un circolo vizioso di sfruttamento e disonestà.
Un elemento cruciale nelle indagini è stata la scoperta di una precedente serie di furti attribuiti a Boleto, commessi presso l’ospedale Gaslini e in altre strutture sanitarie.

Questo quadro preesistente ha confermato la natura recidiva e la premeditazione del suo agire.
Il recupero di alcuni dispositivi rubati e la restituzione ai loro legittimi proprietari rappresentano un piccolo balsamo in un contesto altrimenti intriso di dolore e ingiustizia.

Oltre ai furti perpetrati all’Istituto Tumori, a Boleto è stato contestato un ulteriore furto aggravato, commesso a settembre ai danni di uno studente universitario impegnato in attività di studio in biblioteca, evidenziando un’escalation della sua condotta criminale.

L’incastramento dell’uomo è stato reso possibile grazie all’analisi scrupolosa delle immagini dei sistemi di videosorveglianza e alle testimonianze delle vittime e dei loro familiari, che hanno fornito elementi determinanti per ricostruire la sequenza degli eventi.

Il suo rintraccio, avvenuto in un ospedale di un’altra provincia ligure dove si sottoponeva a controlli medici, ha rivelato un tentativo di sottrarsi alla giustizia.

La misura di sicurezza definitiva, precedentemente disposta per i precedenti reati, è stata ulteriormente inasprita dal magistrato di sorveglianza, riconoscendo la pericolosità sociale del soggetto e la necessità di un controllo più rigoroso per prevenire ulteriori devianze.

Il caso solleva, al di là della gravità dei reati commessi, una profonda riflessione sull’etica e sulla vulnerabilità dei pazienti in contesti di cura.

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