L’incidente avvenuto in alta Val Chisone, a Usseaux, rappresenta un evento di inaudita gravità per la comunità pastorale alpina piemontese.
Un allevatore, impegnato nella difesa del proprio gregge da un attacco di lupo, ha subito lesioni a seguito di un morso, sollevando un’ondata di preoccupazione e riaprendo un dibattito cruciale sulla coesistenza tra uomo e fauna selvatica in un contesto montano fragile.
L’associazione Adialpi, voce autorevole e rappresentativa degli interessi dei margari alpini, ha immediatamente denunciato l’accaduto, sottolineando come si tratti del primo caso documentato di aggressione diretta a un pastore nelle Alpi piemontesi.
Secondo la ricostruzione fornita dal presidente Giovanni Dalmasso, l’allevatore è stato colto di sorpresa durante un attacco di due esemplari di lupo, intenti ad aggredire una pecora.
Mentre uno degli animali si è ritirato, l’altro si è avventato sull’uomo, provocandone la caduta e infliggendo un morso alla gamba.
Solo l’intervento tempestivo e coraggioso del cane da pascolo ha permesso all’allevatore di liberarsi e di allontanare il predatore.
L’uomo, dopo le cure ricevute al pronto soccorso, è stato dimesso in condizioni stabili, ma l’episodio ha lasciato il segno, non solo a livello fisico, ma soprattutto come monito.
La segnalazione è stata prontamente inoltrata alle autorità parco, ma la vicenda, a detta di Dalmasso, esige ben più di una semplice indagine: richiede una profonda riflessione politica e un cambio di paradigma nella gestione del territorio alpino.
L’incremento della popolazione di lupi, favorito da politiche di conservazione e dalla conseguente riduzione del bracconaggio, ha inevitabilmente aumentato il rischio di conflitti con le attività umane, in particolare con l’allevamento bruno, attività storica e fondamentale per l’economia e la cultura montana.
La situazione attuale impone un approccio integrato che tenga conto sia della tutela della biodiversità che della salvaguardia delle comunità locali e delle loro tradizioni.
È necessario rafforzare i sistemi di prevenzione, come ad esempio l’adozione di tecniche di pastorizia estensiva che riducano la vulnerabilità dei greggi, il potenziamento delle misure di dissuasione per i lupi e l’istituzione di canali di comunicazione efficaci tra pastori, amministrazioni e organi di controllo.
Non meno importante è promuovere la sensibilizzazione e l’educazione ambientale, al fine di favorire una convivenza pacifica e sostenibile tra l’uomo e il lupo, evitando soluzioni radicali che potrebbero compromettere l’equilibrio dell’ecosistema alpino.
Il caso di Usseaux, pertanto, non deve essere relegato a una cronaca isolata, ma deve costituire un punto di partenza per un dialogo costruttivo e una ricerca di soluzioni innovative, volte a garantire la sicurezza dei pastori e la conservazione del patrimonio naturale alpino.