sabato 27 Settembre 2025
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Comune di Bari

Barei, Codice Interno: 103 condanne, terremoto tra mafia, politica e affari.

Il processo “Codice Interno”, che ha gettato una luce cruda e dettagliata sui rapporti tra criminalità organizzata, politica e tessuto imprenditoriale barese, si è concluso con la pronuncia del giudice unico, Alfredo Ferraro.
L’esito del lungo e complesso procedimento giudiziario si traduce in 103 condanne, con pene che spaziano dai due anni e due mesi fino a quattordici anni e otto mesi di reclusione, a carico di 104 imputati che avevano optato per il rito abbreviato.
Unico assolto, Domenico Giannini, accusato di lesioni personali in relazione a un agguato a colpi di pistola, giudicato non responsabile del fatto.
L’inchiesta, che ha scoperchiato un sistema di collusioni e favoritismi, ha visto emergere come protagonista indiscussa la famiglia mafiosa Parisi-Palermiti, figura centrale nell’intricata rete di relazioni che ha contaminato la vita politica e amministrativa della città.
Tre figure chiave, Filippo Mineccia, Silvio Sidella e Radames Parisi, si sono viste infliggere la pena più severa, quattordici anni e otto mesi, per i loro ruoli specifici all’interno del clan e per reati di criminalità organizzata, al di là delle accuse relative al voto di scambio.

Il collegio giudicante ha inoltre preso in considerazione le dinamiche legate al finanziamento illecito di campagne elettorali e alla manipolazione del voto.

Tommaso Lovreglio, nipote del boss ‘Savinuccio’ Parisi e figura di collegamento tra il clan e l’ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, ha ricevuto una condanna a quattordici anni, evidenziando il suo ruolo nel procacciamento di voti a favore di Lorusso e del suo compagno, Giacomo Olivieri, condannato a nove anni.
Le pene per i partecipanti al sistema di scambio di voti si attestano su condanne meno pesanti, ma comunque significative: nove anni e quattro mesi per Michele De Tullio, sette anni e sei mesi per Leonardo Montani, quattro anni e quattro mesi per Michele Nacci, che si è presentato come candidato in lista con Lorusso, risultando non eletto, cinque anni per Bruna Montani, quattro per Mirko Massari e cinque per Gaetano Strisciuglio.
Il nucleo dirigente del clan Parisi-Palermiti ha subito le conseguenze più gravi: Savino Parisi ed Eugenio Palermiti sono stati condannati a undici anni, Giovanni Palermiti a dieci, Tommaso Parisi, noto cantante neomelodico, a nove, Radames Parisi a quattordici, e Antonino Palermiti a sette.
Queste sentenze riflettono la pesante responsabilità dei leader dell’organizzazione nel perpetuare un modello criminale radicato nel tessuto sociale barese.
Il dispositivo giudiziario include inoltre la previsione di un risarcimento danni a carico degli imputati nei confronti di diverse parti civili, tra cui enti pubblici come il Comune di Bari, la Regione Puglia, i ministeri dell’Interno, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze, l’associazione Libera, il Comune di Altamura e le municipalizzate Amgas e Amtab.
Il riconoscimento di un immediato esecutivo di 200mila euro per il Comune di Bari e la Regione sottolinea la gravità del danno arrecato all’erario e alla collettività.
Il giudice ha disposto, inoltre, la confisca di beni illeciti, tra cui un appartamento di proprietà di Maria Carmen Lorusso e il dissequestro di un fabbricato a Polignano a Mare, sempre intestato all’ex consigliera comunale, segnando un tentativo di sottrarre alla criminalità i proventi illeciti.
Le motivazioni dettagliate della sentenza saranno pubblicate entro novanta giorni, offrendo un’analisi approfondita dei ragionamenti giuridici alla base delle decisioni prese e delineando un quadro più completo delle dinamiche criminali emerse durante il processo.

Questa sentenza rappresenta un capitolo importante nella lotta alla criminalità organizzata a Bari e segna un monito per chiunque intenda compromettere la legalità e la trasparenza nella vita pubblica.

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