La sentenza del Tribunale di Bari, emessa dal giudice unico Giuseppe De Salvatore nell’ambito dell’inchiesta “Codice Interno”, rappresenta un atto di profonda rilevanza per la tutela dei principi fondamentali di legalità e giustizia, in un territorio storicamente segnato da complesse dinamiche criminali.
Le 103 condanne pronunciate costituiscono un segnale inequivocabile contro la mafia, testimoniando la determinazione della magistratura nell’affrontare reati di gravità inaudita che hanno lasciato una cicatrice profonda nella comunità barese.
La costituzione di parte civile del Comune e la conseguente condanna al risarcimento provvisionale di 200.000 euro denotano la volontà di quantificare, almeno in parte, il danno economico e morale inferto alla collettività.
Oltre alla dimensione economica, la sentenza evoca un danno ben più pervasivo: l’erosione della fiducia nelle istituzioni democratiche e la compromissione dell’immagine stessa della città.
Come sottolinea il sindaco Vito Leccese, l’inchiesta non si limita a svelare affari illeciti, ma solleva interrogativi cruciali sul rapporto tra potere politico, amministrazione pubblica e criminalità organizzata.
Il processo “Codice Interno” ha portato alla luce una rete intricata di relazioni opache, collusioni e favoritismi che hanno minato la trasparenza e l’imparzialità dell’azione amministrativa.
L’amministrazione comunale, pur riconoscendo l’importanza di aver intrapreso azioni correttive e di rafforzamento dei controlli interni, non si illude di aver esaurito il percorso di risanamento.
La sfida è quella di promuovere una cultura della legalità diffusa, che coinvolga non solo le istituzioni, ma anche il tessuto sociale, economico e culturale della città.
Il monito della magistratura è chiaro: le infiltrazioni mafiose non si limitano a settori specifici, ma permeano ampi segmenti della comunità, richiedendo un impegno costante e condiviso da parte di tutti.
La lotta alla mafia non può essere percepita come una battaglia delegata alle forze dell’ordine o alla magistratura, ma deve diventare un dovere civico, un’assunzione di responsabilità individuale e collettiva.
È necessario promuovere l’educazione alla legalità nelle scuole, sostenere le associazioni che si battono contro la criminalità, incentivare la denuncia dei comportamenti sospetti e rafforzare la collaborazione tra istituzioni, imprese e cittadini.
Solo attraverso un’azione sinergica e coordinata sarà possibile liberare Bari dalle catene della mafia e costruire un futuro di sviluppo, prosperità e giustizia.
L’eredità dell’inchiesta “Codice Interno” deve essere un catalizzatore per una profonda trasformazione culturale e istituzionale, un punto di svolta nella storia della città.