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sabato 25 Ottobre 2025

Protesta a Taranto: USB blocca Eni, accusa complicità nel conflitto di Gaza

All’alba, un’azione di disobbedienza civile ha interrotto le operazioni presso la raffineria Eni di Taranto, orchestrata dal sindacato USB.

L’azione, un sit-in determinato, ha visto un gruppo di attivisti occupare strategicamente i punti di accesso, con particolare attenzione all’area dedicata alle autobotti, interrompendo così la catena logistica dell’impianto.
Il gesto di protesta è direttamente collegato al recente carico di circa trenta mila tonnellate di greggio, imbarcato sulla petroliera Seasalvia.
Il sindacato USB ha sollevato un’accusa gravissima: il greggio, ufficialmente diretto in Egitto, sarebbe in realtà destinato a rifornire l’aviazione militare israeliana, alimentando così il conflitto in corso a Gaza.
Questa implicazione ha portato l’organizzazione sindacale a denunciare pubblicamente la presunta complicità di Eni in un contesto di profonda crisi umanitaria.
La scelta di Taranto, città segnata da una storia complessa di inquinamento industriale e di vulnerabilità sociale, non è casuale.

L’azione mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a rivendicare un ruolo attivo da parte della comunità locale nella definizione di politiche energetiche più etiche e responsabili.

“Taranto non sarà complice del genocidio palestinese”, recita un comunicato dell’USB, che sottolinea la ferma determinazione a mantenere la mobilitazione di fronte agli impianti, fino a quando non saranno fornite risposte chiare e trasparenti sulle reali destinazioni delle forniture di greggio.
Al presidio hanno aderito numerose associazioni e collettivi, tra cui il coordinamento “Grottaglie per la Palestina” e l’associazione “Babele”, ampliando la base di supporto all’iniziativa e rafforzando il messaggio di protesta.

La presenza di consiglieri comunali, come Luca Contrario (Partito Democratico) e Antonio Lenti (Europa Verde/Avs), testimonia un crescente coinvolgimento del mondo politico locale nella questione, segnando un potenziale punto di svolta nella gestione delle relazioni tra l’amministrazione cittadina e le realtà industriali del territorio.
L’azione, al di là della sua immediatezza, solleva interrogativi più ampi sulla responsabilità delle aziende multinazionali, sul ruolo della logistica nel conflitto geopolitico e sull’importanza della partecipazione civica nella difesa dei diritti umani.

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