martedì 30 Settembre 2025
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Bruni Tedeschi: tra Eleonora Duse, famiglia e cambiamento.

L’essenza della recitazione, per Valeria Bruni Tedeschi, risiede in un sottile processo di depurazione, di rimozione delle sovrastrutture per arrivare al nucleo più autentico.

Non si tratta di “costruire” un personaggio, bensì di “scolpirlo” rimuovendo ciò che è superfluo, permettendo all’umanità intrinseca a emergere.

Questo approccio, che la porta a immaginare Eleonora Duse come una compagna di viaggio, un’anima incontrata per caso in un vagone di treno, rivela un profondo desiderio di connessione empatica, di comprensione che trascende la biografia e le documentazioni storiche.

La Duse, per Bruni Tedeschi, non è una figura mitica da imitare, ma un essere umano complesso, gravido di fragilità e di errori, come dimostra il rapporto conflittuale con la figlia.
È proprio questa imperfezione, questa vulnerabilità, a rendere il personaggio irresistibilmente umano e a suscitare un senso di tenera compassione.
La ricerca della verità, un principio guida tanto nella vita quanto nell’arte, emerge come la chiave di volta per interpretare la grandezza di una figura così iconica.

Riflettendo sulla natura del talento, l’attrice lo definisce con un’ironica smentita: non una dote innata, ma piuttosto un termine commerciale, un valore di scambio per la sopravvivenza nell’industria dello spettacolo.

Questa lucidità, questa capacità di distanziarsi dal mito dell’artista geniale, è una caratteristica distintiva del suo pensiero.
Passando poi a “L’attachement – La tenerezza”, Bruni Tedeschi incarna Sandre, una donna indipendente, libraia specializzata in femminismo, apparentemente distaccata dalle passioni e dalle ansie che spesso contraddistinguono i suoi personaggi.
Tuttavia, la sua esistenza solitaria viene sconvolta dalla vicinanza di Alex, un uomo dilaniato dal dolore per la perdita della moglie e dalla responsabilità di due figli.
Attraverso l’osservazione della loro famiglia allargata, Sandre intravede una prospettiva di vita diversa, una dimensione emotiva che aveva scelto di escludere, forse a causa di un’educazione radicale e di un modello materno troppo severo, rappresentato dalla straordinaria Marie-Christine Barrault.
Il film, per Bruni Tedeschi, si rivela un’occasione per esplorare il cambiamento sociale in atto, un’evoluzione che libera le donne dall’obbligo di maternità e permette loro di vivere la sessualità con maggiore libertà e consapevolezza.
L’adozione, precedentemente stigmatizzata, viene ora accolta con maggiore comprensione e apertura, riflettendo una ridefinizione del concetto stesso di famiglia.

L’attrice, madre adottiva, evidenzia come le relazioni si stiano espandendo, creando legami di affetto che trascendono i confini biologici e sociali.
L’affermazione “Ci adottiamo gli uni con gli altri, anche con gli amici” e la richiesta commovente di un’amica “per favore adottami” illuminano questa nuova sensibilità, suggerendo un bisogno universale di appartenenza e di amore incondizionato.

La famiglia, oggi, si configura come una rete complessa e fluidi, in cui l’affetto e la cura si distribuiscono in modi inaspettati e profondamente umani.

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