Tragedia sulle Dolomiti: l’elicottero “Falco 2” recupera i corpi di due alpinisti vittime di una caduta mortale.

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Nel cuore imponente delle Dolomiti, l’elicottero “Falco 2” ha recuperato i corpi senza vita di due alpinisti trevigiani, vittime di una tragica caduta dalla parete sud della Marmolada. Il destino ha voluto che la loro avventura si interrompesse mentre scalavano la Via Don Chisciotte, un percorso che dovrebbe essere sinonimo di sfide e conquiste ma che si è trasformato in una trappola mortale.     La macchina organizzativa del Soccorso Alpino della Val Pettorina è stata messa in moto immediatamente dopo l’allarme scattato ieri sera alle 23.20 dalla Centrale del Suem 118, sollecitata dalla disperazione della moglie di uno dei due alpinisti. Il silenzio assordante che ha accolto il suo tentativo di contatto intorno alle 14.00 ha fatto scattare l’allarme: qualcosa non andava. Le auto dei due scalatori sono state ritrovate: una a Malga Ciapela, punto di partenza verso il Rifugio Falier, e l’altra al Passo Fedaia, meta prevista per il ritorno dopo aver completato la via.     I soccorritori hanno intrapreso una ricerca serrata lungo i sentieri battuti solo dagli audaci e coraggiosi; un’angosciosa ascesa fino a Malga Ombretta sul versante nord del ghiacciaio nella speranza di trovare segni di vita o movimento. Ma il silenzio glaciale della montagna li ha accolti come un’amara verità: i due amanti delle cime erano dispersi tra le rocce e il ghiaccio senza via d’uscita.     All’alba di oggi, una squadra si è arrampicata fino al Rifugio Falier per scrutare con ansia la parete alla ricerca di un segno, ma nulla è apparso nel campo visivo dei soccorritori terrestri. Da Belluno è decollato l’elicottero “Falco 2”, un angelo custode veloce nel suo volo verso il luogo dell’impatto fatale. Tra ghiaioni e detriti alla base della parete sud della Marmolada, le figure esanime degli alpinisti sono emerse come spettri silenziosi dell’inaccessibile vetta.     La morte aveva già reclamato le sue vittime: le salme sono state trasportate con rispetto alla cella mortuaria di Rocca Pietore nella provincia di Belluno, dove riposeranno in attesa dell’ultimo saluto dai loro cari. Le prime ricostruzioni indicano che i due ardimentosi scalatori erano partiti all’alba dal Rifugio Falier con lo spirito indomito degli esploratori moderni; forse un passo falso sui primi tiri li ha condotti irrimediabilmente verso l’abisso senza ritorno.

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