Durante la festa per il cinquantunesimo compleanno del padre, lui si sentiva estraneo a quella gioia familiare. La sua mente era occupata da pensieri oscuri e spaventosi, progettava attentamente l’atroce strage che avrebbe perpetrato poco prima delle due del primo settembre. Mentre i parenti ridevano e si scambiavano abbracci affettuosi, lui si sentiva come se galleggiasse in una bolla di solitudine e disperazione. Le voci allegre e festose sembravano lontane, soffocate dal tumulto dei suoi piani malvagi.Ogni sorriso, ogni gesto di affetto lo faceva sentire ancora più distante dalla realtà che stava per creare con le proprie mani. Guardava i volti felici intorno a lui e provava un senso di disgusto verso quella normalità apparente, verso quella vita che gli sembrava così vuota e priva di significato. Lui sapeva di essere diverso, di essere destinato a compiere un gesto estremo che avrebbe sconvolto per sempre la tranquillità di quel giorno.La sua mente era come divisa in due: da una parte c’era il figlio amorevole che partecipava alla festa del padre, dall’altra il mostro freddo e calcolatore che stava pianificando un massacro senza precedenti. Si chiedeva se qualcuno avesse potuto percepire la tempesta interiore che lo tormentava, se qualcuno avesse potuto vedere oltre la maschera della normalità che indossava per nascondere il suo oscuro intento.Poco prima delle due del primo settembre tutto sarebbe cambiato. La sua vendetta sarebbe stata eseguita con precisione chirurgica, senza alcuna possibilità di redenzione o pentimento. Mentre il mondo continuava a girare indifferente alla tragedia imminente, lui si preparava a lasciare un segno indelebile nella storia con il suo atto insensato ma irrevocabile.
“La festa del cinquantunesimo compleanno: il figlio estraneo e il mostro interiore”
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