Un caso di sfruttamento del lavoro e di violazione delle normative in materia di immigrazione e sicurezza è stato portato alla luce a Padova, con la denuncia di una coppia di cittadini cinesi, entrambi sui cinquant’anni, accusati di aver trasformato un appartamento in una vera e propria struttura ricettiva abusiva, in grado di ospitare quindici connazionali, cinque dei quali in situazione di irregolarità sul territorio nazionale.
L’inchiesta, scaturita da una segnalazione dei residenti, ha rivelato un quadro allarmante di condizioni igienico-sanitarie precarie e di un sistema volto a trarre profitto dalla vulnerabilità di migranti.
L’appartamento, situato in prossimità della stazione ferroviaria, era stato adibito a dormitorio collettivo, con un numero di posti letto sproporzionato rispetto alle dimensioni e alla conformazione degli ambienti.
I destinatari dell’attività abusiva pagavano quindici euro al giorno per un alloggio spartano, privo di standard minimi di sicurezza e dignità.
La scoperta, effettuata a seguito di un controllo della Questura, ha portato al sequestro dell’immobile e all’identificazione delle persone ivi presenti.
L’indagine ha permesso di accertare la gravità della situazione, svelando un modello di gestione caratterizzato da sfruttamento del lavoro e da un’evidente disattenzione per le norme in materia di sicurezza e immigrazione.
Tra gli ospiti identificati, cinque risultavano privi di permesso di soggiorno, uno dei quali è stato trattenuto in un Centro di Permanenza per Minori, in attesa di provvedimenti di espulsione.
Per altri due, con regolare documentazione, è stata avviata la procedura di rimpatrio, con accompagnamento all’aeroporto.
A un ulteriore gruppo è stato ordinato di lasciare il territorio italiano entro una settimana.
L’abitazione, composta da quattro stanze e due bagni, presentava un’organizzazione degli spazi volta a massimizzare il numero di ospiti, con materassi ammassati sui pavimenti dei corridoi e persino in un bagno.
Il disordine e la sporcizia erano diffusi, con capi di abbigliamento abbandonati ovunque.
Le persone ospitate presentavano un’età compresa tra i venti e i sessantuno anni.
Le indagini hanno inoltre rilevato precedenti penali a carico della coppia: la donna, intestataria del contratto di locazione, era già stata indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre il marito aveva un passato legato all’emissione di false fatture per operazioni inesistenti, segnalazione che suggerisce possibili collegamenti con attività illecite di natura finanziaria.
Questo scenario complesso solleva interrogativi sulle reti di supporto e sulle dinamiche criminali che potrebbero essere coinvolte in queste attività di sfruttamento.
Il caso rappresenta un campanello d’allarme per le autorità e una sfida per la comunità, che deve affrontare il problema dell’immigrazione irregolare e dello sfruttamento del lavoro con maggiore efficacia e sensibilità.