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Social media e minori: Meta e TikTok sotto accusa a Milano.

L’azione legale intentata a Milano contro Meta (Facebook, Instagram) e TikTok da parte dello studio legale Ambrosio e Commodo, in rappresentanza del Moige e di un gruppo di genitori, solleva un tema cruciale e urgente: la tutela dei minori nell’era digitale.

La causa, con la prima udienza fissata al 12 febbraio 2026, non si limita a chiedere l’applicazione rigorosa del divieto europeo di accesso ai social media per gli under 14, un vincolo che attualmente viene eluso con eccessiva facilità dalle piattaforme.

Essa mira a un ripensamento profondo delle dinamiche di responsabilità e trasparenza che regolano l’interazione tra le aziende tecnologiche e i giovani utenti.
Al centro della disputa risiede la constatazione che l’esposizione precoce e prolungata ai social media può innescare una serie di problematiche neuropsichiatriche di rilevante gravità.

La letteratura scientifica, a cui i ricorrenti fanno riferimento, evidenzia una correlazione diretta tra l’uso intensivo di queste piattaforme e disturbi che vanno dalla compromissione del sonno e un calo del rendimento scolastico, fino a manifestazioni di depressione e difficoltà nella gestione delle emozioni e nelle relazioni interpersonali.
Il meccanismo alla base di questi effetti deleteri è complesso e coinvolge la modulazione del sistema dopaminergico, con conseguenze sia in caso di eccessiva stimolazione (sovra-eccitazione) sia in caso di deprivazione (astinenza).

La richiesta di eliminazione dei sistemi che promuovono la dipendenza, come gli algoritmi di raccomandazione personalizzati e lo “scroll infinito”, rappresenta un altro punto focale della causa.
Questi meccanismi, progettati per massimizzare il tempo di permanenza degli utenti sulle piattaforme, si rivelano particolarmente insidiosi per i minori, la cui capacità di autocontrollo e consapevolezza è ancora in fase di sviluppo.
Si chiede quindi che le piattaforme assumano un ruolo attivo nella prevenzione della dipendenza, adottando misure per limitare l’esposizione a contenuti potenzialmente dannosi e promuovere un uso consapevole e responsabile dei social media.

La portata del fenomeno è quantificabile: Meta e TikTok, nel solo territorio italiano, vantano una base utenti di circa 90 milioni di persone, di cui circa 3 milioni sono minori.

Questa cifra sottolinea l’urgenza di un intervento legislativo e regolatorio più incisivo, capace di garantire la protezione dei diritti fondamentali dei giovani.
L’analogia evocata dall’avvocato Commodo – paragonare l’abbandono di un minore a un pericolo sconosciuto – è potente e denuncia la gravità della situazione, invitando a una riflessione collettiva sulla responsabilità delle aziende tecnologiche e dei genitori.

La causa si configura quindi come un campanello d’allarme, auspicando un cambio di paradigma nell’approccio all’infanzia digitale, ponendo al centro la tutela del benessere psicofisico dei minori.

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