Lucina Brembati e il Fascino Silenzioso del Rinascimento: un Viaggio nel Costume e nell’Animo Umano a CapodimonteL’Accademia Carrara ha concesso un tesoro al Museo e Real Bosco di Capodimonte: il celebre ritratto di Lucina Brembati, opera magistrale di Lorenzo Lotto, giunto a Napoli per un periodo di mostra eccezionale.
Questa presenza non è un mero trasferimento di un’opera d’arte, ma l’occasione per un’immersione profonda nel Rinascimento italiano, un’esplorazione del costume, della società e dell’intima psicologia dei personaggi raffigurati.
L’allestimento, collocato in dialogo con capolavori della collezione Farnese, crea un’affascinante sinergia visiva.
Accanto a Lucina Brembati, si ergono le figure di Antea e Galeazzo Sanvitale, immortalati dal pennello di Parmigianino, e il ritratto di Bernardo de’ Rossi, un esempio precoce della maestria di Lotto.
Quest’ultimo, particolarmente significativo, offre uno sguardo privilegiato sull’evoluzione artistica dell’autore.
Il progetto si arricchisce con un ciclo di incontri, “Capodimonte è di moda – Percorsi nella storia del costume”, un’iniziativa che coinvolge le più autorevoli voci internazionali nel campo della storia della gioielleria, della pellicceria, dei tessuti e dell’abbigliamento femminile del Cinquecento.
Come sottolinea il direttore Eike Schmidt, l’idea di ospitare Lucina Brembati e di dedicare un ciclo di conferenze all’indagine del costume è stata accolta con entusiasmo, un’opportunità per illuminare non solo la bellezza esteriore, ma anche le complesse narrazioni sociali e umane racchiuse in queste immagini.
La figura di Lotto, pittore itinerante e dal temperamento complesso, emerge come una pietra miliare della pittura rinascimentale.
La sua capacità di sondare l’animo dei soggetti, colta e trascritta in pennellate sapienti, gli valse il titolo di “primo ritrattista moderno” grazie alla sensibilità di Bernard Berenson.
Lucina Brembati ne è una testimonianza emblematica: il suo sguardo fiero, le vesti sontuose e i gioielli significativi, ogni dettaglio contribuisce a definire un’identità complessa e nobile.
Il nome, rivelato da un intricato rebus lunare, si svela ulteriormente attraverso lo stemma araldico inciso sulla gemma dell’anello.
La ricchezza dell’abbigliamento non è solo una questione estetica, ma un indicatore preciso dello status sociale.
Le maniche rigonfie, la collana di perle, il pendente d’oro e la capigliatura voluminosa testimoniano un’appartenenza a una élite mecenatesca, una donna che ha saputo coniugare bellezza e potere.
Il ciclo di conferenze, inaugurato da Silvia Malaguzzi con “Una dama e il suo pittore.
Il mistero dei gioielli”, proseguirà con Patrizia Lurati che analizzerà l’evoluzione della moda delle pellicce (“Quando le pellicce erano di moda”) e con Roberta Orsi Landini che svelerà i segreti del tessuto e del costume (“L’abito femminile cinquecentesco: corpo svelato, corpo dimenticato”).
Ogni appuntamento rappresenta un tassello per comprendere appieno la complessità di un’epoca in cui l’arte, la moda e la società si intrecciavano in un dialogo affascinante e suggestivo.