martedì 7 Ottobre 2025
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Campobasso

Ocone, l’avvocato: un profilo psicologico inquietante.

L’immagine che emerge dall’incontro di Giovanni Santoro con Salvatore Ocone, rientrato in carcere a Campobasso dopo il trasferimento disposto dalle autorità, dipinge un quadro inquietante, un mosaico frammentato di emozioni e assenza di comprensione.

L’avvocato, uscito dal penitenziario con un carico di preoccupazione e, forse, una punta di sgomento, ha tracciato un profilo psicologico del suo assistito che solleva interrogativi complessi sulla sua responsabilità e sulla natura dei fatti che lo hanno visto protagonista.

Ocone, accusato della terribile strage avvenuta a Paupisi, nel beneventano, appare immerso in una nebbia emotiva, incapace di elaborare la portata delle proprie azioni.
La sua assenza di reattività, lo sguardo perso nel vuoto, la mancanza di domande, suggeriscono una profonda instabilità psichica, un baratro interiore che lo separa dalla realtà esterna.

Un breve, fragile momento di commozione, innescato dalla comunicazione di un miglioramento delle condizioni della figlia rimasta superstite, si è infranto immediatamente contro un muro di impenetrabilità.

Un pianto liberatorio, quasi disperato, seguito da un ritorno al suo atteggiamento enigmatico, impenetrabile, come se l’emozione stessa fosse un evento esterno, distante, non realmente suo.
Le circostanze della fuga dalla Campania al Molise, ricostruite dal legale, offrono ulteriori elementi per comprendere la sua condizione.
Ocone, a quanto pare, non ha percepito la drammaticità della perdita di un figlio, né la fragilità della vita della figlia sopravvissuta.
Questa apparente disconnessione dalla realtà, questa assenza di consapevolezza, appaiono intrinsecamente legate a una condizione patologica preesistente, caratterizzata da vuoti di memoria che hanno contribuito a offuscare gli eventi più traumatici.

L’avvocato Santoro ha sottolineato con enfasi la necessità di un’approfondita valutazione psichiatrica, un’indagine accurata volta a determinare se e come queste vulnerabilità psicologiche abbiano inciso sulla sua capacità di intendere e volere al momento della commissione dei reati.
Si tratta di accertare se la sua responsabilità sia diminuita, se la sua mente fosse in qualche modo offuscata dalla malattia.

La vicenda di Salvatore Ocone trascende la semplice tragedia familiare e si configura come un caso complesso, un enigma psicologico che richiede una rigorosa analisi scientifica e una profonda riflessione sulla natura della colpa e della responsabilità in contesti di profonda sofferenza psichica.

La sua condizione non è solo una questione legale, ma anche una sfida etica e sociale che invita a guardare oltre la colpa, cercando di comprendere le radici del dolore e della distruzione.

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