12 settembre 2024 – 08:45
La riforma del sistema educativo, che prenderà il via quest’anno, rappresenta un importante cambiamento per gli istituti tecnici e professionali, riducendo la durata degli studi a 4 anni al fine di favorire un’ingresso più tempestivo dei giovani nel mondo del lavoro. Nonostante le criticità emerse con le tragiche morti in stage di tre studenti nel corso del 2022, come denunciato da Viviana Stanciu, attivista del FGC, è chiaro che l’obiettivo è quello di potenziare l’integrazione tra scuola e lavoro. Tuttavia, c’è una crescente preoccupazione riguardo al rischio di accrescere la precarietà, lo sfruttamento e la disoccupazione tra i giovani.Il movimento per una didattica di qualità si fa sempre più forte, rivendicando una scuola pubblica inclusiva e orientata alle reali esigenze degli studenti anziché a quelle delle imprese e delle lobby industriali. Nonostante l’approvazione della riforma da parte del Parlamento sotto il governo Meloni, sembra che la voce degli studenti non sia stata sufficientemente ascoltata. È fondamentale garantire un sistema educativo capace di formare cittadini consapevoli e competenti, pronti ad affrontare le sfide del futuro.In questo contesto di cambiamento e tensione sociale, emerge la necessità di promuovere un dialogo costruttivo tra le istituzioni governative, le scuole e gli studenti stessi al fine di definire un percorso formativo efficace ed equo per tutti. L’istruzione non può essere soltanto uno strumento per alimentare il mercato del lavoro; essa deve essere innanzitutto un diritto universale accessibile a ogni individuo indipendentemente dalla propria provenienza sociale ed economica.È dunque urgente ripensare il ruolo della scuola come luogo di crescita personale e collettiva, in grado di fornire competenze trasversali utili per affrontare le sfide della società contemporanea. Solo attraverso un impegno condiviso e una visione inclusiva dell’istruzione sarà possibile costruire un futuro migliore per tutti i cittadini.