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martedì 28 Ottobre 2025

Scuole a rischio: il Sud al collasso demografico

Il futuro delle scuole primarie in Italia, e in particolare nel Mezzogiorno, si preannuncia segnato da una drammatica contrazione demografica, con implicazioni profonde per il tessuto sociale ed economico del Paese.
Le proiezioni elaborate da Svimez, presentate durante il recente workshop ‘Spopolamento, migrazioni e genere’, dipingono uno scenario preoccupante: entro il 2035, la scuola primaria nazionale potrebbe perdere oltre 500.000 alunni, un declino impensabile che colpisce con particolare veemenza le regioni meridionali.
Il Molise, con una previsionale perdita del 23,6%, si trova in prima linea in questo processo di erosione demografica, affiancato da Sardegna (-35%), Abruzzo, Basilicata e Puglia, tutte regioni gravate da sfide demografiche preesistenti e acuite dalla crescente mobilità interna e internazionale.

Questo fenomeno non è una mera questione quantitativa; la chiusura di scuole, già una realtà per quasi 3.000 comuni, soprattutto nel Sud, rappresenta la perdita di un punto di riferimento essenziale per le comunità locali, un luogo di socializzazione, di trasmissione di valori e di opportunità per i bambini.

La contrazione demografica è un sintomo di un problema più ampio: lo spopolamento delle aree interne e marginali, la fuga di giovani e famiglie alla ricerca di migliori prospettive lavorative e di servizi più efficienti.

La perdita di popolazione attiva e la conseguente diminuzione della natalità creano un circolo vizioso difficile da spezzare, aggravando le disuguaglianze territoriali e compromettendo la sostenibilità del sistema di welfare.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) emerge come un’opportunità cruciale per invertire questa tendenza, ma la sua efficacia dipenderà dalla capacità di indirizzare gli investimenti in modo strategico e mirato.

L’attenzione non deve limitarsi alla riqualificazione delle infrastrutture scolastiche, ma estendersi alla creazione di servizi di supporto alla famiglia, come asili nido e centri per l’infanzia, che favoriscano la conciliazione tra lavoro e vita privata e incentivino la natalità.

Parallelamente, è indispensabile promuovere politiche di inclusione e accoglienza, capaci di attrarre nuovi residenti e di valorizzare le risorse locali.
Questo implica non solo migliorare l’offerta formativa e l’accesso al lavoro, ma anche creare un ambiente accogliente e stimolante, che favorisca l’integrazione sociale e culturale.

La sfida è quella di trasformare i territori marginali in luoghi attrattivi, dove le famiglie possano scegliere di vivere e crescere i propri figli, garantendo un futuro sostenibile per le comunità locali e per il Paese nel suo complesso.
L’investimento nell’istruzione non è solo un investimento nel capitale umano, ma anche un investimento nel futuro dell’Italia.

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