12 settembre 2024 – 19:45
La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha emesso una sentenza che sottolinea come l’essere drogati di crack e violenti fino al punto di uccidere per motivi banali non possa essere giustificato in alcun modo. Francesco Lo Manto è stato condannato a 23 anni e sei mesi di reclusione per aver ucciso un passante, convinto che volesse rubargli il pacchetto di sigarette. La vittima è stata attaccata mentre era indifesa, colpita ripetutamente da Lo Manto con estrema violenza. L’accusa dell’assunzione di crack non può essere considerata come una scusante valida, poiché non esclude la capacità di intendere e volere dell’imputato.Il giovane aveva trascorso due giorni chiuso in casa assumendo crack ininterrottamente prima di incontrare la vittima Bernardi, a cui aveva risposto con violenza e brutalità. Le lesioni causate dall’aggressione hanno portato alla morte della vittima per asfissia meccanica da trauma cranico grave. Lo Manto ha confessato alle autorità di drogarsi costantemente con hashish, marijuana, birra e crack, ma gli esperti hanno stabilito che non soffre di disturbi mentali che possano giustificarne le azioni.Nonostante le difficoltà dell’infanzia raccontate dall’imputato, la corte ha ritenuto che Lo Manto fosse pienamente capace di intendere e volere al momento del crimine. L’omicidio è stato descritto come un atto straordinariamente violento, probabilmente amplificato dall’effetto immediato del crack assunto. Tuttavia, questo non costituisce una scusante sufficiente per ridurre la gravità del suo gesto e la responsabilità penale ad esso associata.
