14 settembre 2024 – 11:40
Nel cuore della città, tra le mura antiche di un ospedale d’urgenza, si è consumata una vicenda che ha scosso le coscienze e fatto emergere un’ombra oscura: una bambina di soli 8 anni, proveniente dal Mali, è stata ricoverata in condizioni gravi a causa di un malessere inspiegabile. Ciò che ha destato sospetti nei medici è stato il dolore lancinante che la piccola provava nell’addome e negli organi genitali. Un dolore che non poteva essere attribuito a una semplice caduta in casa, come si era pensato inizialmente.Grazie agli accertamenti clinici approfonditi, è emerso un quadro agghiacciante: la bambina era vittima dell’infibulazione, una pratica crudele e barbara diffusa in alcune culture africane e asiatiche. Questo rituale arcaico prevede la mutilazione genitale femminile con lo scopo di impedire alle ragazze di avere rapporti sessuali prima del matrimonio. La giovane paziente aveva subito un’intervento che prevedeva l’escissione parziale o totale dei genitali esterni, seguito dalla sutura dei due lati della vulva per ridurre al minimo l’apertura vaginale.L’emorragia interna che aveva portato la bambina all’ospedale era solo la punta dell’iceberg di una pratica disumana e violenta. Fortunatamente, grazie alla prontezza dei medici nel riconoscere i segni della mutilazione e nel dare l’allarme alle autorità competenti, la piccola è stata messa al sicuro sotto protezione sociosanitaria.Questa terribile vicenda ha portato alla luce una realtà nascosta e dolorosa: migliaia di bambine in Italia sono a rischio di subire pratiche simili. Per contrastare questo orrore, sono state promosse campagne internazionali e approvate leggi severe che puniscono chiunque compia tali atti barbarici. È necessario continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa forma estrema di violenza contro le donne e garantire protezione e assistenza alle vittime.La storia di questa bambina maliana ci ricorda quanto sia urgente combattere le pratiche discriminatorie e crudeli che minano la dignità umana. Solo attraverso l’impegno concreto delle istituzioni e della società civile possiamo sperare di porre fine a queste violazioni dei diritti fondamentali delle donne e delle bambine.