martedì 7 Ottobre 2025
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Unabomber: analisi del DNA a Trieste, nuovi interrogativi.

La riapertura delle indagini sull’Unabomber, avvenuta a novembre 2022 dalla Procura di Trieste, ha portato alla luce un’analisi genetica di notevole complessità e rilevanza.

Un’imponente perizia, orchestrata dall’ex comandante del RIS di Parma, Giampietro Lago, e dall’antropologa molecolare forense Elena Pilli, si appresta a svelare i suoi dettagli nei prossimi giorni, promettendo di far luce su una vicenda che ha profondamente segnato la storia italiana.
La perizia, che si concentra sull’esame di dieci reperti cruciali, ha generato un risultato inequivocabile: assenza di corrispondenze genetiche significative con i profili degli undici individui attualmente sotto indagine, né con quelli di altre persone identificate e verificate.

Questo dato, apparentemente negativo, assume un significato profondo nel contesto dell’indagine.
Non si tratta semplicemente di un’esclusione, ma di una constatazione che solleva interrogativi fondamentali sulla natura delle prove e sulla possibile esistenza di un profilo genetico sconosciuto, non ancora collegato a nessuna persona identificata.
L’Unabomber, figura enigmatica che ha seminato la paura nel Nordest attraverso una serie di attentati dinamitari tra il 1994 e il 1996 e poi tra il 2002 e il 2006, ha lasciato dietro di sé un’eredità di violenza e un enigma irrisolto.
La sua identità, a lungo elusiva, ha alimentato speculazioni e teorie complottistiche.

L’inchiesta riaperta dalla Procura triestina, focalizzandosi sull’analisi del DNA, rappresenta un tentativo di utilizzare strumenti scientifici all’avanguardia per colmare le lacune delle indagini precedenti.
Tra gli undici indagati figura Elvio Zornitta, ingegnere di Corva di Azzano Decimo, già sottoposto a indagine nel 2004 e scagionato nel 2009.

Il nuovo esame genetico solleva, inevitabilmente, interrogativi sul suo coinvolgimento e sulla validità delle prove precedentemente raccolte.
La complessità dell’indagine è ulteriormente amplificata dalla difficoltà di collegare i reperti ritrovati ai luoghi degli attentati, spesso in aree remote e difficilmente accessibili.
L’analisi antropologica molecolare forense, con le sue tecniche sempre più sofisticate, offre la possibilità di estrarre informazioni genetiche anche da campioni minimi e degradati, aprendo nuove prospettive investigative.
Tuttavia, l’assenza di corrispondenze genetiche non esclude necessariamente l’innocenza degli indagati, ma suggerisce la necessità di ampliare il raggio di ricerca e di considerare nuove piste investigative.
La perizia, quindi, non è una soluzione definitiva, ma un tassello fondamentale per ricostruire la complessa trama dell’Unabomber e, auspicabilmente, avvicinarsi alla verità.

La sua pubblicazione completa si preannuncia come un momento cruciale, destinato a riaccendere il dibattito e a fornire nuovi elementi per comprendere un caso giudiziario che ha segnato profondamente la memoria collettiva italiana.

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